Govi, la storia del bambino trovato prigioniero nella soffitta della sua casa
Giovanni, chiamato da tutti il piccolo Govi, era così magro che non riusciva nemmeno a reggersi in piedi. Oggi è un ragazzo sano e felice
La storia di Giovanni Eastwood, oggi conosciuto come Govi, risale al 2010, quando aveva soltanto 6 anni. Vedere le sue foto oggi, mentre incontra i suoi salvatori, ci scalda il cuore.
Giovanni Eastwood è affetto dalla sindrome di Down e quando aveva soltanto 6 anni, è stato trovato nella soffitta dell’abitazione della sua famiglia. Era magrissimo e stava morendo di fame.
Quelle persone che avrebbero dovuto amarlo e prendersi cura di lui, lo trattavano come qualcosa di inutile. Aveva sei anni, ma il suo aspetto era quello di un bambino di tre.
Le forze dell’ordine hanno subito puntato il dito contro la madre, Rachel Perez. Il giorno prima, dopo una segnalazione agli assistenti sociali, gli agenti si erano recati all’abitazione e avevano portato via i suoi figli. Ma di Govi non c’era traccia.
Aveva inventato una storia su dove fosse il bambino, ma poiché le forze dell’ordine non avevano creduto alle sue parole, il giorno successivo erano tornate all’abitazione per un altro controllo a sorpresa.
Riuscirono a malapena a credere ai loro occhi, quel bambino di 6 anni con la sindrome di Down, aveva le ossa fragili e piegate dal rachitismo, non aveva più capelli sulla testa e non riusciva più nemmeno a guardare negli occhi un essere umano.
Intorno a lui non c’era nemmeno una coperta, nessun giocattolo, era chiuso in soffitta come un prigioniero.
Oggi Govi sta bene ed è felice
Sono passati anni e Govi è cambiato, è un ragazzo sano e felice. È stato adottato, insieme a due delle sue sorelle, dai suoi prozii. C’è voluto tanto tempo, lunghi anni, perché riprendesse il suo peso e riuscisse a tornare a sorridere, ma oggi è al sicuro e si sente amato dalle persone che lo circondano.
Nel 2016, 6 anni dopo i fatti, all’età di 12 anni, Giovanni ha potuto incontrare e stringere la mano agli agenti che lo hanno salvato da quell’incubo. Eccolo qui:
Le immagini scaldano il cuore.