Italiano démodée: le parole che non si usano più

Ecco i termini che non si usano più, ma che andrebbero riutilizzati

 

L’italiano, a differenza delle altre lingue europee,  si è formato grazie al contributo della letteratura – da  Dante, Petrarca e Boccaccio. E così  il dialetto fiorentino – da loro utilizzato –  si è lentamente trasformato nella lingua che usiamo oggi. La lingua italiana è in continua evoluzione e  ogni anno arricchisce il suo lessico. Ma per fare spazio ai neologismi qualche parola diventa fuori moda e non si usa più. Ecco quali sono i vocaboli divenuti ormai vintage.

Le parole che non si usano più

Sagittabondo

Lo spunto è preso dal segno zodiacale. il termine indica le frecce che scoccano il sagittabondo, ovvero gli  sguardi che fanno innamorare.

Sciamannato

Letteralmente significa “disfare la manna“,  termine  di origine ebraica che significa  “dono“. Sciamannato indica qualcuno disordinato sia nei modi che nell’abbigliamento.

Stoltiloquio

Descrivere discorsi privi di senso.

Luculliano

Riferito a Lucio Licinio Lucullo, uomo politico romano passato alla storia soprattutto per il suo fasto. Luculliano significa dunque raffinato e abbondante.

Obnubilare

Usata in senso figurato per descrivere un particolare stato di sensi o di coscienza.

Lapalissiano

Si riferisce  al capitano francese del 1500 Jacques de Chabannes signore de La Palice. Il suo nome è diventato un aggettivo per identificare una tautologia, derivante da un’incomprensione:  qualcosa di ovvio e scontato.

Abbacinare

Vuol dire “abbagliare” o anche “trarre in errore”.

Sacripante

È un personaggio dell’Orlando innamorato di Boiardo e poi dell’Orlando di Ariosto.  Il sacripante è un uomo robusto,  fiero e minaccioso che incute timore.