L’Italia abbandonata: un atlante fatto di luoghi meravigliosi
Un viaggio fotografico firmato Silvia Camporesi nel mistero di una parte d'Italia che sta scomparendo
Tutto quello che in qualche modo riesce a rievocare in noi un senso di mistero solitamente ci incuriosisce: pensiamo per esempio quando vediamo edifici abbandonati magari di stili ed epoche lontane dalla nostra. Chi di voi potrebbe non ammettere di essersi fermato almeno una volta a osservarli cercando di immaginare come potessero essere al loro massimo splendore.
In giro per il mondo e, senza andare troppo lontano, in giro per la nostra bellissima Italia ci sono davvero tanti luoghi ed edifici completamente abbandonati a se stessi da tantissimo tempo: luoghi ormai divenuti fatiscenti, avvolti nel loro fascino e in un pizzico di mistero.
Se a noi, comuni mortali, tutto questo può affascinare figuriamoci quanto interesse possa generare in una fotografa dall’occhio attento e scrupoloso come quello di Silvia Camporesi.
Lei, nata a Forlì nel 1973, dopo la laurea in filosofia ha incominciato a interessarsi sempre più alla fotografia che unita al linguaggio dei video le ha permesso di costruire racconti che traggono spunto dal mito, dalla letteratura, dalle religioni e dalla vita reale. Negli ultimi anni, poi, si è dedicata alla bellezza del paesaggio italiano: nell’arco di un anno e mezzo ha esplorato tutte le venti regioni d’Italia alla ricerca di paesi ed edifici abbandonati.
Atlas Italiae, mostra organizzata in collaborazione con z2o Sara Zanin Gallery, è il risultato di questa raccolta di immagini, una mappa ideale dell’Italia che sta svanendo e un vero e proprio atlante che vuole rappresentare, rendendo immortali, le tracce di un qualcosa di passato, ma tuttora ancorato ai propri luoghi d’origine: architetture fatiscenti e borghi fantasma, archeologie industriali dismesse e approdi balneari erosi dall’oblio.
Quello di Silvia Camporesi diventa così un viaggio sulle tracce di quello che resta nascosto fra le regioni italiane, ormai coperto dalla polvere del tempo e dalla vegetazione impetuosa: una sequenza di scatti in bianco e nero a volte colorati a mano, rendendo omaggio alla fotografia di un tempo, attraverso cui l’artista cerca di restituire simbolicamente a tutti i luoghi incontrati l’identità ormai perduta.
La stessa Silvia spiega: “il mio lavoro prova a tracciare la mappa ideale di un’Italia che sta svanendo e le mie fotografie sono il risultato di un viaggio durato un anno e mezzo, alla ricerca di paesi o edifici abbandonati, nascosti fra le regioni dello Stivale. Una collezione poetica di luoghi, fondata sulla ricerca di frammenti di memoria in cui è il congelamento del sito a parlare attraverso il silenzio delle immagini“.
Se vi sono piaciute le fotografie di Silvia Camporesi e se vi siete persi la mostra ad Artefiera di Bologna terminata qualche giorno fa, potrete ancora andare a far visita alla mostra della Galleria del Cembalo a Roma che inizierà il 20 febbraio per concludersi il 9 aprile 2016.