Neonato muore dopo il parto, al papà non viene permesso di salutarlo serenamente e di stare accanto alla moglie
Il loro bambino muore dopo il parto, al papà non viene permesso di stare accanto alla moglie: "Mi hanno licenziato, per loro non dovevo soffrire perché sono un uomo"
Questa storia ha scatenato una vera e propria polemica sul web. Due genitori colpiti dal più doloroso dei lutti, quello della perdita di un figlio, che si sono sentiti incompresi da coloro che, invece, avrebbero dovuto aiutarli in uno dei momenti più difficili della vita.
Laura Hicklin e Dale Barker il 13 novembre 2023 hanno perso il loro bambino a sole 3 settimane di vita, dopo un lungo e sofferente ricovero in ospedale. Da quel momento la loro vita è stata stravolta, avevano preparato tutto, erano pronti per la loro nuova vita da genitori, ma il destino è stato crudele. Come lo è stato anche qualcun altro…
In quelle 3 settimane, i due si sono presi dei giorni dal lavoro per poter stare vicino al neonato e per poterlo accompagnare fino al suo ultimo respiro. I datori di lavoro della neomamma l’hanno compresa e le hanno concesso i congedi, ma quelli del neopapà hanno reagito in modo diverso, inaspettato, ingiusto.
Dale Barker voleva stare accanto alla moglie durante il lutto, ma i suoi capi non erano d’accordo. Il piccolo si è spento tra le braccia del suo papà, mentre lui continuava a ricevere telefonate dai datori di lavoro, che invece di congratularsi per la nascita o esprimere il loro cordoglio per la tragedia, lo mettevano in condizione di abbandonare la sua famiglia. Solo qualche giorno di concedo parentale, ma non hanno voluto concedergli altro tempo. L’uomo ha scelto di non presentarsi e, dopo quelle assenze definite ingiustificate, è stato licenziato.
Il racconto dei due genitori
Oggi questi due genitori hanno deciso di far sentire la loro voce, affinché le cose e le leggi cambino:
Non avevo ancora seppellito mio figlio e dal lavoro continuavano a chiamarmi. Non volevo lasciare Laura da sola, mi sentivo vulnerabile e avrei dovuto affrontare turni di 12 ore. La priorità in quel momento era Toby e loro non sono riusciti a farmelo salutare in santa pace. Secondo loro non dovevo soffrire perché sono un uomo. È ingiusto.
Anche i medici hanno provato ad aiutare il papà, inviando una lettera ai suoi datori di lavoro per spiegare la situazione. L’unico giorno in cui il telefono dell’uomo non ha squillato, è stato quello del funerale.
Dale ha perso il lavoro e oggi vuole far sentire la sua voce. Anche la moglie è arrivata in suo sostegno, lanciando un appello sui social:
Non è giusto, anche gli uomini soffrono per la perdita di un figlio, non è una sofferenza che colpisce solo le madri. Io dopo la morte di Toby ho sofferto di attacchi di panico e senza Dale non ce l’avrei fatta. Molte aziende concedono altre due settimane di congedo retribuite. Perché questo non può diventare legge? Vogliamo che la situazione cambi e anche al più presto.