Quando rimandare nuoce gravemente alla salute
Un breve ma intenso percorso da mettere in atto subito... senza rimandare!
“Quando si rimanda il raccolto, i frutti marciscono; ma quando si rimandano i problemi, essi non cessano di crescere”, diceva Paulo Coelho e oggi, da procrastinatrice cronica, mi sento di eleggere questa citazione a legge n°1 del percorso anti-rimando.
E’ un percorso difficile, complesso e frastagliato, ma credo altrettanto remunerativo. Rimandare continuamente un impegno, un esame, la risoluzione di un problema non può che avere conseguenze negative e instaurare un meccanismo difensivo che la nostra mente attiva per evitare di “farsi male”. Ebbene sì, non è la pigrizia a portarci a rimandare ogni cosa, come si potrebbe pensare, è invece la paura di dover affrontare le conseguenze delle nostre azioni.
Bisognerebbe capire che agire è pur sempre meglio che stare fermi, che rimandare, che rinchiudersi in un guscio di inattività che in fin dei conti non fa altro che ripercuotersi su noi stessi, lasciandoci in un’apatia totale che non ci permette di vivere il presente, ma solo di proiettare ogni cosa in un futuro imminente ma mai ben definito.
Eppure“Il futuro è fatto di “adessi”, come ha scritto Emily Dickinson, ed è per questo che la eleggo a creatrice della regola n°2 del percorso anti-rimando. Se non cominciamo a portare a termine tutto quello che dobbiamo fare adesso, nulla ci dice che riusciremo a farlo in futuro.
Per i “procrastinatori professionisti” il futuro è qualcosa di veramente opaco e quasi ineffabile, un’oasi nel deserto creata dall’immaginazione che permette di usare l’effetto placebo di un finto dissetarsi (che però non farà altro che aumentare la sete) per rassicurare se stessi che “non c’è necessità di farlo adesso” o che “posso farlo poi”.
Rimandare equivale a mettere solo un piccolo cerotto su una ferita sanguinante: non porta a nulla. Insomma, chi rimanda troppo vive male, perché non vive il presente, riempendo le proprie giornate di azioni “vuote” che non fanno altro che girare intorno a quella attività principale che non ci va di fare. E’ sintomo di indecisione e confusione ed è per questo motivo che dovremmo continuare il percorso anti-rimando facendo un po’ di chiarezza nelle nostre idee.
E’ questa la regola n°3: evitare qualsiasi confusione.
Un aiuto può essere sicuramente l’organizzazione: a lavoro, a casa, nello studio, nella vita in generale, la cosa migliore sarebbe aver chiaro cosa bisogna fare e l’ordine di priorità. Un trucco? Fare prima le cose che non si vogliono fare. Sarà un duro colpo per i più propensi a procrastinare, ma l’esercizio e la costanza avranno i loro effetti positivi.
E voi siete dei procrastinatori cronici o riuscite a evitare questo fastidioso “vizio”?