L’AIDS esiste ancora, per chi l’avesse dimenticato
Oggi, 1° dicembre, è la giornata mondiale contro l'AIDS
L’UNAIDS ha sancito nel 2010 l’obiettivo per il 2015: arrivare a zero. Zero nuove infezioni. Zero discriminazioni. Zero morti correlate all’AIDS.
Questo il claim della campagna della giornata mondiale contro l’AIDS.
Chi come me ha circa 30 anni, ricorderà la grande campagna mediatica che da fine anni ’80 ci ha accompagnati fino a metà degli anni ’90… e poi?
Niente più. La mia generazione è cresciuta nel terrore di questa malattia, poi pian piano anche l’attenzione dei media è calata. Nessun personaggio famoso si è più ammalato e così il virus ha continuato a diffondersi. E non parlo solo dei paesi del terzo mondo, dove l’informazione e la propaganda anche a causa della povertà sono state scarseggianti.
Parlo anche di noi paesi benestanti, parlo di te, di me, parlo di tutte quelle persone che dicono: “ma no, ma io ci sto attento a me non può succedere”.
Invece a volte succede. Purtroppo. Può succedere a chiunque di noi.
Informazioni sull’AIDS, come ogni anno, saranno da oggi diffuse in oltre 200 punti strategici, dato che ancora molti giovani non conoscono la malattia o la sottovalutano, avendo rapporti sessuali non protetti.
Università, discoteche, centri di ritrovo giovanile, locali: tutte le strutture saranno coinvolte, grazie al lavoro svolto dai giovani della Croce Rossa Italiana, che hanno organizzato tutte le iniziative orientate all’approfondimento di una malattia che uccide ancora.
Solo in Italia ci sono più di 165.000 persone affette dal virus dell’HIV. E, a quanto pare, l’informazione scarseggia. La maggior parte dei giovani considera infatti il preservativo un fastidio, un qualcosa di opzionale che limita il piacere durante un rapporto sessuale. Eppure è l’unico comportamento corretto da assumere per sentirsi al riparo da rischi, a meno che non si voglia scegliere di astenersi dai rapporti.
Il mondo si è impegnato ad arrestare la diffusione di HIV/AIDS entro il 2015. Pensiamo che ciò non sia utopia e che con le conoscenze attuali, l’individuazione di alcune priorità, l’adeguato impegno politico ed economico arrivare a zero sia possibile.
Visto che non esiste ancora una cura definitiva per l’infezione da HIV, la ricetta per arrestare e gestire questa epidemia deve passare da consolidate politiche di prevenzione, assistenza socio-sanitaria adeguata, disponibilità dei farmaci e diagnostica per tutti, difesa dei diritti, lotta contro lo stigma in ogni contesto.