Io, te e quel caffè mai preso insieme: una videocamera poteva salvare il nostro rapporto?
L'ansia di lasciare sola nostra figlia nell'altra stanza è diventata il "terzo incomodo" tra me e lui. Se avessimo avuto una telecamera wireless forse oggi...
Nel primo anno di vita di mia figlia ho vissuto in una casa bellissima nel cuore di Roma situata esattamente sopra l’Antico caffè della Pace, uno dei posti più belli della città e una delle mete preferite delle mie peregrinazioni notturne.
Bloccata a casa con una bambina appena nata, non mi è mai venuto in mente di scendere a bere un drink “al piano di sotto”, men che meno di farlo insieme al mio compagno, perché ho sempre pensato che fosse da scriteriata lasciare una bambina dormire in casa da sola.
E questa è cosa buona e giusta per una madre, mi sembra.
Poi, l’altro giorno, ho scoperto su Internet l’esistenza dell’EyeOn Baby Monitor che altro non è che una videocamera wireless controllabile da smartphone e tablet anche dall’altro capo del mondo, per poter stare vicino al bimbo anche quando non si è fisicamente nella stessa stanza.
Inoltre, questa ingegnosa invenzione ha molte utili funzionalità: il controllo della temperatura della stanza, il rilevamento dei movimenti, il rilevamento del pianto del bimbo, la riproduzione di ninnenanne. Tutto controllabile dall’app dedicata, tutto con notifiche push in caso di evento.
Ho così riconsiderato il primo anno di crescita di mia figlia, alla luce di questa importante scoperta della scienza.
Un po’ come quando riguardi Fight Club dopo l’illuminazione che hai avuto nella scena finale (che se rivelassi ora sarei meritevole di ergastolo).
Ho pensato a tutte le volte che ho fatto i salti mortali per fare delle cose con la paura che mia figlia piangesse e io potessi non sentirla, a tutte le ninnenanne che ho dovuto ricaricare con la vetusta tecnica del filo da tirare (al termine dell’estensione del quale dopo un nanosecondo di silenzio arrivava, puntuale come le tasse, un pianto implorante nenie), a tutte le volte che ho interrotto una conversazione con il mio uomo perché avevo paura che fosse caduta dal letto (e tutte le volte che ne ho avuto paura ovviamente è caduta).
Ho pensato a tutti quei rapporti sessuali mancati causa “e se si sveglia?”, primo anello di una catastrofica catena della lacerazione della coppia (con un rapido movimento della retina invece ti assicuri un orgasmo che, nel clima bellico post parto, direi che è come conquistare l’Everest con delle Manolo Blanick).
Ho pensato a tutte le volte che mi sono fatta la doccia o lavata i capelli di fretta (e io sono una creatura metà donna metà testa riccia) per la paranoia che, nel momento fatale in cui accendevo l’asciugacapelli, mia figlia si sarebbe svegliata e avrebbe fatto qualcosa di irreparabilmente drammatico (non ho mai capito cosa, ma non ci sono limiti all’immaginazione di una mamma schiava del capello crespo).
Ho pensato a tutte quelle donne che hanno delle baby sitter (beate loro) e a quanto sarebbero state serene di controllare cosa facessero in loro assenza (con loro marito, non con loro figlio).
Poi, ho ripensato a quel tavolino dell’Antico Caffè della Pace proprio sotto la finestra, quello al quale ci siamo alternati io e il papà di mia figlia per anni e ho pensato che qualche volta, complici un paio di bicchieri di troppo e la nostra telecamera wireless a sorvegliare la pupa, forse avremmo potuto sederci contemporaneamente evitando di gettare le basi della nostra lontananza.
Perché se c’è una cosa che i genitori sanno fare è essere apprensivi nei confronti dei loro figli ma se c’è una cosa che NON sanno fare è essere apprensivi nei confronti gli uni degli altri.
L’Antico Caffè della Pace rischia di chiudere, al suo posto faranno un albergo di lusso senza alcun tipo di anima.
Ecco, quello è un posto che nessuna tecnologia potrà mai migliorare.