Mi fotografo nuda, quindi sono una (ottima) madre
Quando incontri un nudo su internet e magicamente non ti impressioni e guardi oltre
Sottofondo musicale: The paper Kites Featherstone
(amiche! questa volta il sottofondo è fondamentale; fuori piove, le giornate sono orrende e l’unica cosa è la musica indie con una tazza di tè!)
Oggi sto bene, e quando sto bene mi faccio un sacco di interrogativi, e per farmi tanti interrogativi mi ficco con la faccia dentro Internet e comincio a leggere 600 riviste online (per la felicità del mio gnocco socio di vita; poi un giorno saprete perché) per cercare di capire dove prendere ispirazione per poi poter passare la giornata e chiedermi se è giusto questo o quello. Praticamente, quando sto bene non ci credo, per cui cerco in tutti i modi di complicarmi la vita. Altrimenti non mi diverto.
Credo.
Insomma, mentre stavo cercando appunto di complicarmi la vita trovando un buon interrogativo da pormi, mi sono imbattuta in questa notizia: praticamente c’è una gnocca russa, bionda, magra come un chiodo, perfetta e pure fotografa, che ha ben pensato di partorire il suo secondo figlio, di ritornare in linea smagliante nel giro di tre ore e di farsi un autoscatto con la prole con la sua vintagissima reflex, urlando al mondo intero quanto è brava perché ha due figli, perché è una gnocca e perché ha pure cervello e gusto per usare una Rolleiflex.
Fin qui non è proprio un bel quesito da porsi di prima mattina, cioè, mi sarei potuta impegnare molto di più per trovare l’articolo giusto per cadere in una catalessi autopunitiva, e invece no, vi sbagliate, perché ‘sta matta ha fatto tutto questo completamente nuda, ma nuda-nuda, tette e patatina al vento, ma che dico al vento, proprio frontale che più frontale non si può (ottima ceretta all’inguine tra l’altro).
Non solo lei era come mamma l’ha fatta, ma anche i figliolini biondissimi erano come mamma li aveva fatti, che poi la mamma era proprio lei, e lei a sua volta stava citando la sua di mamma attraverso la sua nudità, ora sono curiosa di vedere la nonna, e tutte le sue precedenti generazioni femminili; chissà se tutte le russe sono gnocche anche a 60 anni? E se in Paradiso saremo nudi queste mi daranno una pista! Mi devo mettere a dieta da ora, altrimenti tutti gli alberi genealogici del nord est mi fottono! Devo farmi la depilazione permanente e tatuarmi il trucco su bocca e occhi?
Perfetto, la mia mattinata è ufficialmente complicata, menomale.
La cosa che più mi ha colpito di tutte le reazioni che il mondo ha offerto riguardo queste foto é che nessuno ha cominciato a pensare come me, ma in ordine hanno:
1) tolto la foto dai social network
2) cominciato a chiedersi per l’ennesima e noiosissima volta se il nudo sia una forma d’arte o no
3) provato a diventare psicoterapeuti infantili per un quarto d’ora provocando solo un susseguirsi di inutili e sterili teorie su come si comporteranno ‘sti ragazzini fra qualche anno.
Allora, a me tutto questo non mi sfiora, per il semplice fatto che tutto il clamore con la mamma in questione non c’entra proprio nulla. Qui non si parla né di arte, né di provocare, né di mostrare. Qui si esplica il primo e primordiale sentimento che ogni genitore e in particolare ogni madre ha dal primo momento che incontra suo figlio.
Signore e signori, sono felice ed emozionata nel presentarvi l’ORGOGLIO; quello bello, quello sano, quello che ti fa sentire scemo e ti fa comportare da perfetto idiota, sì perché l’orgoglio materno (o paterno!) è un qualcosa che non si può spiegare, è tipo l’amore della prima settimana quando stai insieme a qualcuno (ma con la differenza che sai che tuo figlio non lo troverai mai a letto con la tua migliore amica); è quella gioia mista a liberazione di quando canti a squarciagola i testi di tutta la scaletta di Tal concerto senza sbagliare una singola parola, o lo stesso calore inaspettato che ti danno le casette riprodotte dentro Ikea.
E l’orgoglio questa donna ce l’ha, e basta, non c’è altro; e credo debba essere rispettato, perché ogni genitore può e deve dimostrarlo come vuole; ho incontrato molti genitori nella mia vita, e per molti di loro ho avuto pensieri o meglio giudizi; non capivo come per esempio si potessero spendere 500 euro per regalare una cucinetta che magari la bambina userà per pochi anni; ho persino condannato un mio caro amico dopo avermi riferito il nome di suo figlio, Giovanni Paolo (sì, avete capito bene, è il nome del papa, quello figo che aveva fatto l’attore e bla bla bla), ho sempre alzato gli occhi al cielo ogni volta qualcuno fosse diverso da me, e questo per molto, molto tempo.
(Ecco, qui ieri mi si rotto per sempre il computer, ho dato un sacco di soldi a una tizia ed eccomi con un computer nuovo; mi scuso da subito se il filo del discorso sarà profondamente suggestionato da grandi voli pindarici)
Il senso di ciò che voglio dire è che non si potrà mai quantificare l’orgoglio di un genitore, ma neanche il genitore stesso lo potrà fare, incappando molte volte anche nella spiacevole tendenza di “investire” le proprie aspirazioni sul figlio stesso; e credo che la gnocca fotografa russa intendesse proprio questo: non voleva essere né arrogante, né rivoluzionaria, non voleva dare scalpore, non voleva mettere in ridicolo la sua famiglia, ha semplicemente espresso i propri sentimenti, e se il papà di Trastevere lo fa urlando al figlio portiere della squadra di calcio del quartiere “daje Giancà, anticipa il trequartista che sinnò te infila er pallone fra i pali!!!!”, la gnocca fotografa russa lo esprime con la patatina al vento, i figli in braccio e la sua reflex in mano.
Modalità diverse per un unico scopo. Avere gli occhi a cuore ad ogni movimento del figlio.
Tanto io al massimo con mia figlia mi posso permettere delle selfi in ascensore….
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