Noi e gli uomini: quanto ci piace piacere?
Quanto, in un mondo che ci vuole libere e consapevoli, confessare di voler piacere è un'ammissione di debolezza? E se la nostra forza fosse proprio in quella consapevolezza?
Diciamoci la verità: ci piace piacere.
Per quanto possiamo ritenerci intelligenti, brillanti, colte e decise non c’è cosa che ci faccia stare meglio che sentirci attraenti agli occhi di un uomo.
So che molte di voi storcereanno il naso in nome di un integerrimo ideale femminile autonomo e svincolato dal maschile, quindi mi spiego meglio…
Tutta la mia vita è stata costellata di incontri con uomini di vario tipo, e non mi riferisco solo ai fidanzati ma anche agli amici, ai punti di riferimento e ai maestri.
Molti di loro sono stati importanti, altri sono caduti nel dimenticatoio ma quello che tutti hanno fatto è stato stimolarmi.
Sono una di quelle donne che ha una complicità incredibile con le donne, che le ama e le rispetta (soprattutto se amiche), ma che dà il meglio se si relaziona con un uomo.
La tematica sessuale non c’entra nulla, non è una questione di civetteria, ma è ammettere che mi piace piacere e che molto del mio affermarmi si basa su quello.
Quelle che mivi pongo sono una serie di domande…
Quanto siamo veramente dipendenti dal maschile?
Quanto ci fa comodo esserlo?
Quanto gli uomini condizionano la nostra vita, il nostro modo di pensare o di vestire?
Siamo sicure di non essere in grado di giocare con gli archetipi che un mondo maschilista ci impone?
Critichiamo le donne che hanno un atteggiamento equivoco, ma molto spesso desideriamo la loro libertà.
Critichiamo chi ci descrive come sesso debole, ma molto spesso siamo noi le prime a dettare le regole di questo gioco controproducente.
Non sarebbe più facile affermare che non possiamo fare a meno di piacere, e imparare a convivere in maniera cosciente con questo sano principio senza ipocrisie di sorta?
A cosa serve fare le diete, camminare con scarpe improbabili o prendere il mal di gola per una scollatura a gennaio? A stare bene con noi stesse?
Sicure?
Io credo di no.
Penso che per stare bene con noi stesse, molto spesso abbiamo bisogno di qualcuno a cui stiamo bene, di qualcuno che ci faccia sentire un corpo, non solo una testa.
Il punto è capire che questa è una forza e non un’assoggettazione. Una forza che parte da noi e che fa parte della nostra stupenda e inconfutabile abilità di trasformazione e di accoglienza.
Come riuscire a fare tutto questo? Con l’ironia. Giocando con la nostra natura, ridendo di noi stesse e del modo (assurdo spesso) in cui gli uomini che vorremmo, ci vedono.
Italo Calvino diceva che tutta la sua opera era stata il più delle volte una sottrazione di peso, alle figure umane, ai corpi celesti, alle città e soprattutto alla struttura del racconto e al linguaggio.
Ecco, io partirei da questo: sottraiamo peso alla struttura del nostro personaggio femminile e inseguiamo una leggerezza profonda e consapevole
Del resto,come diceva Simone de Beuvoire, “Una donna libera è il contrario di una donna leggera”.
E lei qualcosa ne sapeva…