Bonus mamme, assente nella busta paga di gennaio: quanto vale e quando verrà accreditato
Bonus mamme lavoratrici, il sostegno economico previsto per gennaio, non è arrivato in busta paga: ecco come ottenerlo
A partire da gennaio 2024, il bonus mamme lavoratrici, che era stato previsto dall’ultima legge di Bilancio, non è ancora stato erogato tramite la busta paga. L’accredito del bonus avverrà in una modalità ritardata, recuperando proprio questo mese “perso”.
Nonostante il bonus mamme fosse promesso a partire dall’anno nuovo, l’Inps ha chiarito che l’incentivo sarà pagato anche se successivamente rispetto al primo mese dell’anno, a febbraio. Questo primo anno di bonus, mirato a sostenere le famiglie con due o più bambini, risulterà comprensivo del mese di gennaio. La misura prevede l’esonero della contribuzione previdenziale (pari al 9,19% della retribuzione) fino a un massimo di 3.000 euro annui per le lavoratrici con due o più figli. Il bonus mamme sarà valido nel triennio 2024-2026.
L’esonero massimo, da specificare, è di 3.000 euro lordi all’anno, corrispondenti a circa 1.700 euro netti, equivalenti a un aumento massimo di 140 euro al mese in busta paga. Questo aumento massimo deve essere anch’esso considerato nel calcolo, dato che l’importo effettivo dipenderà dalla retribuzione individuale di ciascuna lavoratrice.
Chi riceverà il bonus mamme per l’intero triennio? L’esonero si applica alle madri con tre o più figli, di cui almeno uno minorenne. Si considera il periodo dal 1 gennaio 2024 al 31 dicembre 2026. Nel solo 2024, è esteso anche alle madri con due o più figli, di cui almeno uno di età inferiore a dieci anni.
La platea interessata al bonus mamme è di circa 800 mila madri, le quali saranno beneficiarie di questo provvedimento. La maggioranza delle quali ha due figli (600.000) e godrà della decontribuzione solo nel 2024. Le restanti 200 mila madri con tre o più figli potranno usufruire dell’incentivo fino al termine del 2026.
La circolare specifica che è necessario comunicare all’Inps il numero e il codice fiscale dei figli, direttamente o tramite il datore di lavoro. L’esonero massimo è di 250 euro al mese, raggiungendo così il limite per coloro la cui retribuzione non supera i 2.692 euro. L’esonero non influisce sull’aliquota di computo delle retribuzioni pensionistiche. Poiché si applica solo sulla quota di contribuzione a carico della lavoratrice, non rientra nella definizione di “aiuto di Stato”.