Periodo prodromico in gravidanza: cosa bisogna sapere
Il periodo prodromico è una fare molto importante della gravidanza e tutte le donne incinte dovrebbero saperlo riconoscere: ecco che cos'è e quali sono i sintomi
La gravidanza è un momento molto delicato e allo stesso tempo unico nella vita di una donna. In gravidanza ci sono decisamente diverse fasi da tenere in considerazione e da conoscere. Tra queste abbiamo anche il periodo prodromico, fase importantissima che, in alcuni casi, potrebbe essere decisivo riconoscere. Ecco perché qui si analizzerà questo momento cruciale, andando a capire quali sono i sintomi da non sottovalutare e da tenere sotto controllo.
Cos’è il periodo prodromico
Il periodo prodromico, come detto in precedenza, è una fase cruciale per quanto riguarda il percorso di gravidanza di una donna. La gravidanza dura in totale circa 38 settimane, ossia 9 mesi. Ma quando è il momento di iniziare ad aspettare il periodo prodromico?
Il periodo prodromico arriva proprio alla fine, poco prima del travaglio. Infatti, si tratta di un momento ben preciso, caratterizzato da sintomi ben precisi, che annuncia l’imminente arrivo dell’inizio del travaglio. In conclusione, si può affermare che questo momento arriva un attimo prima del travaglio e, fondamentalmente, indica che da lì a poco inizierà quest’ultimo.
Per quanto riguarda la durata di questo momento, si tratta di un periodo di tempo molto variabile, anche in base a quale gravidanza si sta affrontando. Come molte donne sanno, la prima gravidanza è solitamente la più dura, dato che è la prima prova veramente ardua che il fisico di una donna deve sostenere. Viene da sé capire come sia di fatto tutto molto più accentuato quando si tratta del primo figlio. Sono eventi e sensazioni sconosciuti che il corpo mette bene in risalto.
Stesso discorso vale anche per il periodo prodromico. Durante la prima gestazione, infatti, il periodo prodromico è molto più chiaro ed accentuato rispetto alle successive. Per il primo bambino, quindi, può arrivare a durare anche qualche giorno, con lunghe pause tra un sintomo ed un altro. Ovviamente, niente di tutto ciò può andare in qualche modo a creare una qualsiasi tipologia di regola.
Questo perché il travaglio, come il parto e come la gravidanza in toto, è un’esperienza diversa che cambia da donna in donna. Ci sono alcune donne che hanno travagli brevissimi, altre che ne hanno di lunghi e dolorosi. Stesso ragionamento vale anche per il periodo prodromico: alcuni durano poco ed immediatamente arriva il travaglio, altri, come detto in precedenza, possono durare anche giorni.
In qualsiasi caso, però, questo momento precedente il travaglio va ad annunciare con sicurezza che il bambino nascerà a breve. Si può considerare, per questo motivo, un campanellino dall’allarme da non sottovalutare in alcun modo. Potrebbe, in alcuni casi, risultare cruciale nel supporto delle tempistiche. Infatti, un avvertimento come questo può dare alla gestante tutto il tempo di arrivare in ospedale e di partorire nella più completa serenità. Proprio in fede di quello che è stato appena scritto, bisogna quindi illustrare sintomi e caratteristiche di questo periodo prodromico, in modo da poterli evidenziare ed essere preparate al suo arrivo.
I sintomi del periodo prodromico
Il periodo prodromico, in linea generale, è caratterizzato da un principio di contrazioni. In particolare, di tratta di contrazioni irregolari sia nei ritmi che per quanto riguarda l’intensità. Inoltre, non sono nemmeno stabiliti i tempi di durata di una contrazione. In pratica, iniziano le contrazioni, ma sono solo quelle precedenti a quelle vere e proprie, le quali saranno parte integrante ed importantissima del travaglio.
Insieme a queste contrazioni irregolari, esistono poi anche altri diversi sintomi molto importanti che sicuramente bisogna tenere ben presenti quando si sta per arrivare alla fine della gravidanza. In primo luogo, bisogna evidenziare la perdita del tappo mucoso. Questo è un sintomo tipico dell’inizio del travaglio. Il tappo mucoso, in pratica, è uno strato di muco che si viene a formare nel collo dell’utero. Questo, però, non di forma alla fine, ma proprio all’inizio della gravidanza.
La funzione di questo tappo mucoso, fondamentalmente, è quella di proteggere il feto. Come agisce? In pratica, grazie alla chiusura dei canali uterini, riesce ad isolare il feto da tutto ciò che esternamente potrebbe attaccarlo. Sostanzialmente, funge da barriera contro agenti nocivi o infetti che, potenzialmente, potrebbero entrare nell’utero e creare complicanze. Questo, di conseguenza, si scioglie proprio a fine della gravidanza, quando il feto è pronto al parto.
In quel momento, vediamo il collo del’utero essere di fatto pronto e, per questo motivo, inizia a dilatarsi. Man mano che questo si dilata, il tappo mucoso si scioglie, fino a fuoriuscire completamente. L’espulsione del tappo mucoso si presenta come una perdita di liquido biancastro, in particolare di materiale gelatinoso o acquoso, che fuoriesce dalla vagina. Potrebbe, in alcuni casi, presentare delle striature rossastre o rosa, che non devono, però, destare preoccupazione: sono solamente piccole tracce di sangue fuoriuscite dalla rottura dei capillari dopo l’inizio della dilatazione del collo dell’utero.
Il tutto è assolutamente indolore e, come per quanto riguarda il periodo prodromico, non ha una durata precisa. Infatti, esattamente come anche per quest’ultimo, la rottura del tappo mucoso più avvenire tutta insieme, quindi durare relativamente dopo, oppure più avvenire in un arco di tempo più lungo, magari di qualche giorno, in diversi episodi distanziati temporalmente tra di loro.
Altro sintomo caratterizzante i giorni precedenti il travaglio sono dolori mestruali e del fondo della schiena. Questi possono presentarsi tranquillamente anche qualche giorno prima del travaglio, come per le contrazioni sfalsate. Si deve fare, però, un’ultima precisazione per quanto riguarda queste ultime: in alcuni casi, possono essere fin da subito ritmiche e cadenzate. In questo caso, è evidente come possa trarre in inganno la madre, facendo pensare che il travaglio sia già iniziato e che sia il momento di andare in ospedale per partorire.
Il trucchetto per capire se son contrazioni preparatorie, oppure se sono delle contrazioni vere e proprie, sta nel prendere il tempo della durata di ognuna. Le contrazioni preparatorie sono solitamente molto riavvicinate tra di loro, sono anche molto brevi. Infatti, non vanno oltre i 20 o 30 secondi. Il loro compito, in particolare, è quello di appianare il collo dell’utero, in modo da prepararlo alla fase successiva, la dilatazione.
La differenza sostanziale con le contrazioni da travaglio è proprio questa. Infatti, quest’ultime durano decisamente di più, all’incirca 60 o 70 secondi, e sono molto meno frequenti, una ogni 5 o 10 minuti. Altro fattore differente è che sono decisamente più dolorose di quelle prodromiche. Un trucchetto che consigliano le ostetriche, quando si tratta di contrazioni prodromiche, è quello di immergersi in una vasca tiepida, per rilassarsi.
Questi elementi devono essere tenuti ben in mente, altrimenti si rischia di precipitarsi in ospedale senza alcun motivo, non essendo ancora iniziato il travaglio. Un altro elemento molto importante da considerare come campanello dall’allarme dell’inizio del travaglio, è la rottura del sacco che contiene il bambino e che causa fuoriuscita del liquido amniotico. In gergo comune, si sta parlando della rottura delle acque. Questo è proprio il momento in cui si deve iniziare ad informare l’ostetrica o il ginecologo, in quanto significa parto imminente.
Generalmente, infatti, dopo circa 12 ore dalla rottura delle acque inizia il travaglio. Alcune donne, in determinati casi, confondono la perdita involontaria di urina con la rottura delle acque. Per riuscire a non confondersi, si può indossare un assorbente: se si bagna talmente tanto da richiedere un cambio, significa che si è rotto il sacco, in caso contrario si parla della perdita di urine, molto comune durante la gravidanza.
Inoltre, il liquido amniotico si differenzia notevolmente dall’urina in quanto è inodore ed è trasparente, con eventuali fiocchi biancastri, ossia dei frammenti di vernice caseosa che ricopre il bambino. Per quanto riguarda questo liquido, però, bisogna stare molto attenti che non sia di colore giallastro o verde: in quel caso bisogna andare a far controllare il feto, per accertarsi che non sia in sofferenza cardiaca. In qualsiasi caso, una donna dovrebbe essere capace di percepire quale è il momento giusto per raggiungere l’ospedale. Tante volte basta semplicemente ascoltare il proprio corpo e i propri stimoli.
Il periodo prodromico dopo la prima gravidanza
Dopo il primo figlio, la situazione è decisamente diversa. Come detto in precedenza, dopo il primo parto il corpo ha sperimentato uno stress molto forte, quindi non gli sarà così complesso, come la prima volta, sostenerlo nuovamente. Per questo motivo, alcuni segni tipici sono spesso confondibili oppure si tende a trascurarli.
Si possono fare degli esempi concreti. Al primo figlio, il periodo prodromico può durare anche dei giorni, mentre dai successivi il tempo può addirittura dimezzarsi. Stesso principio per il travaglio: nella prima gravidanza, il travaglio dura in media dalle 6 alle 12 ore, nelle successive può anche essere ridotto della metà. Questo si può considerare un fattore positivo, quasi sicuramente, ma si deve essere bravi, in questa situazione, con le tempistiche di azione.
Infatti, si deve riuscire a calcolare nel modo giusto il momento per andare in ospedale. Come accennato in precedenza, questo momento è confondibile, in alcune situazioni, a causa di contrazioni prodromiche oppure di altri fattori. Quando subentrano quest’ultime, si cerca sempre di temporeggiare il più possibile in ambienti favorevoli, come le mura domestiche. Però, nelle gravidanze successive alla prima, bisogna fare attenzione.
Infatti, tutta questa sintomatologia potrebbe venire a mancare, oppure essere ridotta a tempi minimali. Infatti, sia per quanto riguarda il periodo prodromico che per quanto riguarda il travaglio vero e proprio, le tempistiche possono essere totalmente differenti. Durante il travaglio attivo, per esempio, c’è un fattore cruciale che è molto importante tenere sotto controllo: la dilatazione del collo dell’utero.
Questa dilatazione, che aumenta con il tempo, permette al collo dell’utero di dilatarsi e di far passare il feto durante il parto. In questo caso, le tempistiche sono, nel primo parto, solitamente molto lente. Infatti, si parla di un centimetro l’ora circa. Invece, nelle gravidanze successive il processo è decisamente più veloce. Un altro caso in cui tutto è velocizzato, è il parto precipitoso. Anche qui, tutto sembra andare in modo più veloce.
Fasi della gravidanza
La gravidanza, come accennato all’inizio dell’articolo, è composta da diverse fasi. Come tutti sapranno, i mesi di gestazione sono in totale 9, ma si tende a tenere il conto delle settimane percorso, che in totale dovrebbero essere 38. Il conteggio delle settimane parte proprio dalla data di fecondazione. Abitualmente, si usa dividere il periodo di gestazione in 3 fasi, basandosi su un lasso di tempo trimestrale.
Primo trimestre
Il primo trimestre è quello sempre un po’ più arduo e incerto. Parte dal momento della fecondazione e, infine, arriva alla dodicesima settimana. All’inizio, l’ovulo, ottenuto dalla fecondazione della cellula uovo da parte dello spermatozoo, si annida nella mucosa uterina.
Durante questa prima fase c’è anche la creazione del sacco amniotico, il quale si forma intorno all’embrione e che lo nutrirà fino alla formazione della placenta. Una volta che questa si sarà formata, il nutrimento arriverà principalmente dal cordone ombelicale. Al termine della sesta settimana, durante l’ecografia, si potrà sentire anche il battito cardiaco, grazie alla formazione del cuore stesso e dei vasi sanguigni. Al fine del primo trimestre, solitamente, tutti gli organi si sono formati.
In questa fase è normale per una donna subire un aumento del peso, anche se in linea di massima dovrebbe essere contenuto ( 1 o 2 kg). Si dovrebbe notare, inoltre, un piccolo allargamento dell’addome. Il tutto, principalmente, è da attribuire all’aumento dei liquidi, più che al feto stesso.
Secondo trimestre
Questa seconda fase si sviluppa dalla tredicesima settimana alla ventiquattresima. Il feto, in questo periodo, cresce a dismisura e si ha la quasi completa maturazione degli organi e degli apparati interni. La mamma inizierà ad avvertire la presenza del bambino, dato che comincerà a muoversi energicamente. Anche la placenta sarà completamente formata, nutrendo con il cordone tutto il feto.
Inizierà qui l’aumento di grasso per il bambino, a livello sottocutaneo in particolare modo, ma anche la crescita di peli e capelli. Inoltre, sarà possibile conoscere il sesso del futuro neonato. Anche per la madre inizierà il vero e proprio aumento di peso, seguito dalla modificazione del corpo, che acquisirà la comune forma da donna incinta.
Terzo trimestre
Questa è l’ultima fase, che va dalla venticinquesima settimana fino al parto stesso. Proprio qui, alla fine, si troverà il periodo prodromico, esattamente alla fine, prima del travaglio. In questa fase il feto è ormai molto attivo, si muoverà parecchio, considerato che deve arrivare alla fine nella giusta posizione per fuoriuscire nel modo corretto.
Gli organi sono quasi interamente formati, manca solo la completa maturazione dei polmoni, che avverrà entro la fine del trimestre. La nascita dovrebbe avvenire tra la trentasettesima e la quarantaduesima settimana e, entro quel momento, il feto deve essere nella posizione corretta. Il bambino dovrebbe misurare all’incirca 50 cm e pesare, in media, 3.2/3.4 kg.
Per quanto riguarda la fisicità della donna, quest’ultima dovrebbe iniziare ad avere la tipica pancia calata di una partoriente. Inoltre, bisogna tenere in considerazione del fatto che l’utero, in questo caso, si è allargato di circa 5 volte la sua dimensione normale, perciò è normale risultare di molto più grandi.