Ospedale Cardarelli: violenza ostetrica rende il parto di una mamma un incubo
Il racconto shock di una donna casertana, ha fatto indignare ogni mamma italiana. Dopo la sua denuncia verso l’ospedale Cardarelli, sono state avviate le indagini per verificare il comportamento nei reparti della struttura. La donna si è recata in ospedale il 4 aprile, per termine gravidanza. Il suo incubo sarebbe iniziato dopo le 20:00, nel momento successivo al cambio turno delle ostetriche.
“Mi hanno fatto raggiungere la sala parto a piedi! L’ostetrica mi ha trattato come una bestia per tutta la notte, io soffrivo mentre lei si lamentava per il caldo. Nelle successive ore, nessuno è venuto a controllarmi, dormivano tutte. C’era un’ostetrica in particolare, ha iniziato ad elencare tutto quello che le faceva male, parlando in dialetto. Urlava, diceva che aveva la pressione alta e ho iniziato a spaventarmi.
Mi ha guardato dalla fine del corridoio, dove c’era la sala parto e urlando mi ha detto di raggiungerla, io non riuscivo nemmeno a stare in piedi! Mia madre, che ha guardato tutta la scena, ha visto un’infermiera dirle che non ce la facevo ma lei insisteva e in modo molto sgarbato le ha detto di dirmi di muovermi. Mi sono aggrappata a quell’infermiera e mi ha portato sul letto, in sala parto.
Non vi dico il parto, un incubo, ha urlato contro di me per tutto il tempo. Ad ogni contrazione il dolore era sempre più forte e tendevo ad alzare il bacino dalla sedia. Abbassa questo culo, che fai la ballerina? Continuava a ripetermi… secondo lei mi stava spronando. Non mi aiutava, non mi sosteneva, rimaneva li ad aspettare che il bambino nascesse e quella era l’unica cosa che contava anche per me, ecco perché sono rimasta zitta e ho sopportato. Dopo il parto sanguinavo molto, mi ha pulita, proprio come se stesse pulendo una bestia, schifata mentre continuava a dire che aveva troppo caldo, ero io che stavo soffrendo!
E’ arrivato un medico a mettermi in punti ma ha fatto una faccia un po’ incerta, così gli ho chiesto cosa mi stesse facendo. La sua risposta è stata: da me vengono le signore a rifarsi le parti intime, a lei lo sto facendo gratis. Dopo i punti ho continuato a sanguinare, mi hanno messo il ghiaccio, ero spaventata, l’infermiera del reparto si era mostrata preoccupata. Nonostante ciò, per tutta la notte, nessuno è venuto a controllarmi. Se non ci fosse stata mia madre… alle sei del mattino si è affacciata al corridoio e ha sentito la guardia e la donna delle pulizie che parlavano e dicevano che non c’era nessuno in reparto, dormivano tutti.
Per me la nascita di mio figlio avrebbe dovuto essere l’esperienza più bella della mia vita. Ho avuto una precedente gravidanza extrauterina e sono stata operata all’ospedale di Treviso. Sono stata trattata benissimo, assistita nel migliore dei modi, le infermiere accorrevano per ogni cosa. Alla fine della degenza ho compilato un questionario anonimo per rilasciare il mio pensiero sulla mia permanenza lì. Mentre al Cardarelli? Quando ti dimettono ti chiamano come fossi una mucca e se non ti sbrighi si anche arrabbiano. Perché quando andiamo in ospedale non dobbiamo sentirci assistiti e rispettati? Si lamentano per il buget sanitario ma il capitale umano dov’è? Non intendo il numero di persone, ma la qualità. ”
Dopo questo incredibile racconto, il direttore dell’ospedale Ciro Verdoliva è stato interpellato: “Capiremo in brevi tempi come siano andate realmente le cose. E’ un dovere ma anche un interesse per tutti quelli che lavorano sodo e vedono sacrificato ciò che fanno per colpa di alcuni. Ascoltare il paziente aiuta a garantire il nostro obbiettivo: la salute.”
Che dire, sapete come si chiama? Violenza ostetrica ed è sempre più diffusa e episodi spiacevoli, come questo, sempre più all’ordine del giorno. Una cosa mamme e future mamme dovete sapere, avete dei diritti! La nascita del vostro bambino non deve essere ricordata come un trauma! Per cui ribellatevi… reagite, potete decidere tutto anche in che posizione partorire! Per quanto riguarda quell’ostetrica… se è tutto vero… beh mi sarebbe tanto piaciuto essere in quella sala parto!
Fonte: napoli.repubblica.it