Per colpa di quello stupido gioco, lo aveva ucciso. Oggi l’uomo si è suicidato
Sicuramente la maggior parte di voi ricorderà dello spiacevole episodio che anni fa si è verificato in un centro commerciale di Biella, un gioco innocente, finito in tragedia. Un trentacinquenne, Giuseppe T, stava giocando con il figlio di due anni e mezzo della sua collega, Elisabetta Chiavarino, lanciandolo per aria ma qualcosa andò storto e il piccolo Gabriele, cadde a terra, battendo la testa e perdendo i sensi.
L’uomo e sua madre lo portarono di corsa al pronto soccorso, dove fu operato con urgenza, aveva una grave emorragia celebrale ma, durante l’intervento, il bambino volò in cielo, lasciando solo uno straziante dolore. Giuseppe fu indagato e alla fine accusato di omicidio colposo. Riuscì a patteggiare una condanna di 5 mesi, poi sospesi. La mamma del bambino decise di non intervenire nel processo penale ma il papà, invece, lo fece, chiedendo e ottenendo, un risarcimento danni di un milione e ottocentomila euro. Un cifra enorme per quel povero trentacinquenne. Oltre a ciò, quel senso di colpa ha continuato ad accompagnarlo giorno dopo giorno, nonostante avesse lasciato la città per andarsene in Germania e abbia cercato di rifarsi una vita. Sapere di aver tolto la vita ad un bambino di soli 2 anni e mezzo, per uno stupido gioco, gli toglieva il respiro. Guardarsi intorno, per vedere se la gente aveva gli occhi puntati su di lui e per vedere se stessero dicendo, eccolo è quello che ha ucciso quel bambino, era diventata un’ossessione.
Giuseppe si è tolto la vita e ha messo fine a questa storia. Ci mettiamo nei panni dei genitori, perdere un figlio così stupidamente fa tanta rabbia ma ci mettiamo anche in quelli di Giuseppe, pensate a come si sia sentito, non l’ha fatto apposta, voleva farlo ridere, divertire e invece lo ha ucciso.
Questa storia, però, ancora oggi non vuole avere una fine. Lo scorso 7 gennaio, i ladri si sono introdotti in casa di Elisabetta e hanno rubato i suoi beni, soldi, gioielli, oggetti preziosi, ma si sono impossessati anche di hard disk, che conteneva tutte le foto e i video del suo bambino, fino al giorno della sua morte.
In questi giorni, questa madre distrutta, che sembra non avere pace, ha lanciato un appello di suppliche sui social network: “Mi avete portato via una cosa molto cara, un hard disk nero wd: se qualcuno dovesse sapere qualcosa per favore mi contatti. lì dentro c’erano gli unici ricordi di mio figlio, foto e video. Dei soldi, della playstation e degli orologi non me ne frega niente ma le foto di mio figlio che non c’è più… sono la cosa più cara che avevo! Vi prego con il cuore in mano, se qualcuno sapesse qualcosa, anche in forma anonima, vi prego, ditemelo”.
Da quel momento tutti si stanno mobilitando per scoprire quanto più possibile. Noi vi chiediamo di far girare le sue parole, con una condivisione, per provare ad intenerire il cuore di chiunque sia stato. Basta che tu glielo lasci fuori la porta della casa, senza che nessuno ti noti. E’ tutto quello che le rimane del suo bambino…