Più di 35 casi di salmonella: latte in polvere per neonati contaminato
E’ arrivata, purtroppo, la conferma dal Ceo di Lactalis, la famosissima industria agroalimentare della Francia, specializzata soprattutto nel settore lattiero: il latte in polvere per neonati, è stato ritirato dal commercio. E’ il colpevole di oltre 35 casi di salmonella soltanto in Francia, ma le nazioni coinvolte che hanno acquistato lotti, sono ben 83.
Fino ad ora sono state ritirate dal commercio oltre 12 milioni di confezioni di latte. Fortunatamente, dopo le indagini, il ministero della salute, ha dichiarato che l’Italia non è stata coinvolta, poiché nessun lotto è entrato nel paese. I controlli sono, comunque, ancora in corso. L’amministratore delegato dell’azienda francese, è stato intervistato ed ha dichiarato che il latte in polvere Lactais non sarà più venduto ed ogni confezione sarà ritirata dai negozi. Non solo, l’uomo ha anche promesso un risarcimento per tutte le famiglie, i cui figli sono stati infettati. La preoccupazione è grande e la causa contro l’azienda lo è ancora di più. I bambini con la salmonella sono tutti neonati, sotto i sei mesi, che, per l’appunto, prendono il latte in polvere. Ma non solo per questo, una cosa del genere è già accaduta in passato. Diverse persone si sono ammalate di salmonellosi, dopo aver consumato altri prodotti, sempre francesi. Nonostante l’allerta e il divieto di vendita, quei prodotti sono stati venduti nei supermercati, fino ad esaurimento scorta. Questa volta, le autorità non lo permetteranno. L’azienda era già stata accusata dieci anni fa e, a quanto pare, il batterio incriminato, che ha contaminato il latte, è lo stesso che fu riscontrato allora.
Questo fa proprio pensare che i controlli sanitari fatti negli ultimi dieci anni, non sono stati come avrebbero dovuto essere.
La Lactalis si è scusata con tutti i genitori dei paesi coinvolti, affermando che sta risolvendo la situazione.
I prodotti sono stati ritirati, spariranno da ogni supermercato e da ogni farmacia e non saranno più venduti.
Fonte: repubblica.it