“Quando la mia bambina nacque, suo padre la guardò e poi mi disse di non volerla…”
“Quando ho scoperto di essere incinta, ero al settimo cielo e con me anche mio marito. Il parto è stato molto difficile, il personale dell’ospedale non mi ha aiutato molto. Non sono riuscita a dilatarmi a sufficienza, ma la mia bambina è riuscita ad uscire in soli cinque centimetri..
Mi hanno distrutta, ma non solo me, anche alla mia piccola Victoria. E’ nata con l’ipossia e con una condizione idrocefala, polmonite e paralisi cerebrale. Mia figlia era sotto un apparecchio di respirazione artificiale e muoveva solo leggermente le mani. I dottori mi dissero: “Lasciala all’orfanotrofio, perché hai bisogno di lei? Rimarrà come un vegetale! Potrai rimanere incinta di nuovo!” Sono rimasta in silenzio, non sapevo cosa dire. Anche mio marito non disse nulla.
Poi ad un certo punto mi ha guardato e mi ha detto: “I medici hanno ragione, è meglio rinunciare!” Credeva che l’avrei sostenuto. Ma io sono rimasta in silenzio, perché sapevo che non avrei mai lasciato la mia bambina. Provavo tanto dolore, non fisico, ma morale. Quando ha saputo che io non l’avrei mai abbandonata, ha confessato che lui non poteva vivere così e ci siamo lasciati.
Si, ho preso la mia bambina da sola e sono tornata a casa. Sapevo che io non avrei sentito più il bisogno di vivere, volevo occuparmi solo di Victoria, tutto il tempo, visto che era malata. Tutti i giorni le parlavo e sembrava proprio che lei mi capisse, rispondeva battendo le palpebre. Però la medicina gratuita che mi forniva il governo, non era sufficiente. Ad un certo momento ho sentito che non ne potevo più…..
Ho cercato di chiedere aiuto a mio marito, ma mi ha evitata. La disperazione ha iniziato ad impossessarsi di me, ho chiuso a chiave la porta di casa mia, in modo che potesse entrare nessuno, sono andata in camera, ho aperto la finestra e mi sono messa sul davanzale, volevo suicidarmi! In quel preciso momento la mia Victoria ha urlato, aveva fame! In quei due secondi non sapevo bene cosa mi fosse passato per la testa, sono corsa subito da lei e mi sono pentita amaramente per quello che stavo per fare. Non la lascerò mai sola!
Ho trovato la forza dentro di me. Molte persone mi hanno aiutata, mi portavano sempre qualcosa da mangiare o dei vestitini da bambina. In quel periodo internet non era diffuso, così ho iniziato a chiedere aiuto nei giornali. Sentivo che la mia situazione migliorava e ho potuto iniziare il trattamento per Victoria. Dopo un po’, a casa mia si è presentato un uomo, con dieci milioni di rubi, in quel periodo era molto!
Mi ha raccontato che aveva sempre sognato di avere un figlio, ma lui e la moglie non potevano averli, poi lei lo ha lasciato. E’ stato davvero speciale, guardava mia figlia con affetto. Veniva spesso e portava sempre qualcosa per Victoria. Poi ci siamo innamorati e siamo andati a vivere insieme. Sottolinea sempre che la piccola è “nostra” figlia!
Ora la mia bambina ha venticinque anni e ha dovuto subire una riabilitazione molto lunga e dolorosa. Il suo fratellino Vladim, venti. Sono riuscita a visitare la Germania ed altre città della mia Russia. Siamo la famiglia più felice del mondo, superiamo tutti gli ostacoli. Victoria ama molto suo padre ed è una nuotatrice professionista. Abbiamo avuto molta fede e molta pazienza.
Ho deciso di raccontare la mia storia per aiutare queste ragazze che hanno situazioni simili alla mia. Victoria è parzialmente guarita, ma nulla le ha impedito di fare una vita normale. Credi nei tuoi figli. Amali e prenditi cura di loro, sempre!”