Jany Temime, intervista alla costumista di Harry Potter
In occasione della Harry Potter Exhibition a Milano, abbiamo intervistato la costumista della famosa saga
In occasione del 20° anniversario della pubblicazione in Italia di Harry Potter e la PietraFilosofale e in attesa dell’uscita a novembre dell’attesissimo Aninali Fantastici – I Crimini di Grindelwald, Warner Bros. Entertainment Italia celebra il Wizarding World creato da J.K. Rowling con delle nuove edizioni home video della saga cinematografica sul maghetto più amato di sempre.
Infatti, dal 16 Maggio sono disponibili in DVD e Blu-ray Harry Potter La Collezione Completa – Limited Edition, un’esclusiva Edizione Limitata con diversi Bonus Disc ricchi di Contenuti Speciali, tra cui il documentario “Creating the World of Harry Potter”.
La grafica è stata completamente rifatta ed è tutta focalizzata sul celebrare questo compleanno molto importante per il maghetto più famoso del mondo; inoltre, se siete delle vere fan o collezioniste, c’è anche una super versione speciale del cofanetto DVD dell’intera saga arricchito dalla Moleskine con cover dedicata ad Harry Potter.
E per festeggiare ancora di più in modo assolutamente magico, in occasione della fantastica Harry Potter: The Exhibition, ovvero l’Expo dedicata al mondo di Harry Potter con tutti gli oggetti di scena originali, i set dal film e i costumi, è stata invitata la costumista Jany Temime che ha lavorato sui film di Harry Potter da Il prigioniero di Azkaban, ovvero terzo capitolo della serie, fino agli ultimi I Doni della Morte.
L’Exhibition, che appunto è una mostra itinerante partita da Chicago, toccando Boston, Toronto, Seattle, New York, Sydney, Singapore, Tokyo, Parigi, Shangai, Bruxelles, Olanda e più recentemente Madrid, fino all’attuale Milano, ha già registrato più di 4.5 milioni di visite. Alla Fabbrica del Vapore di Milano è arrivata lo scorso 12 Maggio e fino ad oggi ha staccato oltre 200.000 biglietti. Si fermerà fino al 9 Settembre ed è aperta tutti i giorni; quindi, se non lo avete fatto prenotate subito il vostro biglietto su sito ufficiale: www.harrypotterexhibition.it
Intanto, sfruttando l’occasione di un magico contest che ha visto sfilare moltissimi fan della saga con gli abiti realizzati ad hoc dalle loro stesse mani, di cui Jany Temime è stata giudice, abbiamo avuto modo di fare qualche chiacchiera con la costumista, cercando di scoprire qualcosa di più sul suo rapporto con la saga e, ovviamente, su come si è evoluto negli anni il suo lavoro.
Partendo proprio dalla mostra e dal contest, impossibile chiedersi quale sia la sensazione nel vedere i propri vestiti, le proprie opere girare per il mondo e venire ricreate dalle mani di altre persone.
<<Quando li vedo mi sento felice, fiera di quello che ho creato e di vedere come la gente apprezzi quello che ho fatto. Non mi sento assolutamente nostalgica, anzi. Ho visto la mostra qui a Milano, a Londra e ad Orlando. Ci sono diversi miei vestiti ed è bellissima la figura che fanno, sento che sono in ottime mani.>>
Quello che più mi sorprende è vedere come la magia di Harry Potter sia ancora forte, vivida. Non è mai morta e non morirà!
Una passione sicuramente immortale quella di Harry Potter che da vent’anni, appunto, popola le case di milioni di lettori e spettatori. Bambini cresciuti, ormai genitori pronti a tramandare l’amore per il magico mondo creato dalla Rowling. Un sentimento fortissimo, che va ben oltre il concetto della parola “moda”, cosa che, invece, viene spesso attribuita ad altre saghe. A questo proposito Temine ci risponde che:
<<Quando ho iniziato a lavorare sui vestiti del film, non volevo assolutamente optare per dei modelli che fossero di “moda” o che potessero diventare una moda. Anzi, volevo renderli più comuni e riconoscibili possibile, però con qualche piccolo dettaglio che potesse attribuirgli la loro natura magica. Per questo motivo ho usato moltissimo il jeans, proprio perché è un materiale che usiamo tutti noi, tutti i giorni. Stessa cosa per le t-shirt, le felpe. Solo dopo mettevo qualche elemento che potesse essere riconosciuto come “magico”, come per esempio un cappuccio di una felpa più appuntito.
Anche per quanto riguarda i colori, ho cercato di ispirarmi alla realtà il più possibile, usandone quanti più ne potevo, ovviamente però adattandoli alle divise delle case. Invece, per quanto riguarda i colori dei vestiti comuni, quindi fuori dalla scuola, ho fatto un lavoro di sottrazione, muovendomi su una scala di grigi, colori scuri, molto in mood con gli stessi film. Se ci pensate, più i ragazzi vanno avanti, più diventano cupi perché la situazione diventata più tormentata ad Hogwarts. Però ogni tanto qualche punta di colore c’è stata, come la felpa che usa Hermione nel terzo film.
L’uso del colore, in questo campo, è dettato dal messaggio che vuoi comunicare.
Spesso dipende anche dal personaggio che stai rappresentando. Quando mi approccio ad un personaggio devo capire com’è, cosa il regista vuole che rappresenti per lui e per il pubblico. Ad esempio, sempre quella felpa di Hermione, è rosa perché la rappresenta come colore. Non sarà femminile come personaggio, ma è una femminista, la prima della classe, indipendente. Al contrario, sempre per fare un esempio, per Ginny ho scelto dei colori che richiamassero i toni della sua famiglia, come l’arancione e il marrone. Colori accessi che danno il senso di una famiglia hippie, come erano poi descritti i Weasley.>>
Jany Temime ha collaborato con la realizzazione dei costumi dal terzo capitolo della saga al cinema, ovvero nel 2004, precisamente a cavallo tra l’uscita del quinto e del sesto libro in libreria. Nel mentre che la saga al cinema prendeva forma, J.K. Rowling stava arrivando alla conclusione delle avventure del mago Potter che ci hanno accompagnato per sette libri.
Quando ci si cimenta in una trasposizione, spesso e volentieri non sempre si può prestare fedeltà a quello che le immagini stanno cercando di rappresentare partendo da parole che hanno già, precedentemente, creato un immaginario. A questo proposito abbiamo chiesto a Jany se J.K. ha mai preso parte alla lavorazione dei costumi con lei.
<<Si e no. Nel senso, lei non era presente sul set, però i suoi libri mi hanno indubbiamente aiutata a capire i personaggi. Il modo in cui descriveva il vestiario dei personaggi, faceva capire molto su di loro. Come il rosa confetto usato per la Umbridge. Al tempo stesso, non potevo restare fedele al modello che proponeva all’interno dei romanzi. Erano vestiti molto più antichi e sarebbero stati poco credibili se utilizzati all’interno del film. Per questo motivo ho deciso di cambiarli, renderli più vivi, più portabili. Devo essere sincera, lei ha apprezzato moltissimo le mie idee. Il cambio le è piaciuto a tal punto che non ha mai smesso di ringraziarmi.
Se c’è una cosa che mi ha molto colpito di lei è stato il suo cambiamento. Voglio dire, lei scriveva moltissimo ma trovava sempre il tempo di venirci a trovare sul set. La prima volta che l’ho incontrata era una donna discreta, ma col tempo ha acquistato un’incredibile fiducia in se stessa. È passata dall’essere una signora con indosso una cappotto scuro, a… Wow!>>
Sono passati vent’anni dalla pubblicazione di Harry Potter e la pietra filosofale, ma sono passati anche diciassette anni dall’uscita del primo film. In questo periodo quelli che erano i bambini del film Harry Potter, sono diventati gli uomini e le donne di Harry Potter, giovani attori in carriera nel pieno della loro vita. Jany Temime dal 2004 li ha visti crescere e cambiare.
<<I bambini crescono e cambiano, per fortuna. Loro non hanno fatto assolutamente eccezione. Sai, ricordo le prime volte quando parlavano durante le prove costume di musica; poi hanno iniziato a parlare delle prime cotte e fidanzate; e poi delle loro carriere. Avevano la scuola vicinissimo a noi, quindi sapevamo tutto. Li ho letteralmente visti crescere ed è stato bellissimo. Con molti di loro sono ancora in contatto, è come se non fossero mai cambiati, per me sono ancora i miei bambini.>>
In Harry Potter, però, non sono solo cambiati i ragazzi – nel senso che sono cresciuti – ma sono letteralmente cambiati i registi. Se i primi due film della regia se n’è occupato Chris Columbus, dal terzo – anno in cui è entrata nello staff Jany – è subentrato Alfonso Curón; il quarto, invece, è stato diretto da Mike Newell, e dal quinto al settimo (sia parte 1 che parte 2) David Yates, attualmente regista anche dello scorso Animali Fantastici e del sequel che sarà in sala da Novembre 2018. Come sarà cambiato il lavoro sul set in base al cambiamento dei registi?
<<Alfonso sapeva esattamente cosa voleva. Lui è un regista molto forte. Mike Newell, invece, è estremamente british. Capiva esattamente le dinamiche di una scuola inglese alle prese con un ballo scolastico, oppure tutti i risvolti, gli intrighi della scuola pubblica. Sapeva esattamente ciò di cui stava parlando. Era perfetto per quel capitolo. Alla fine è arrivato David Yates, e non è andato più via. È arrivato un po’ in svantaggio, no, dovendosi adattare a quello che era stato già fatto. Ma poi ha dato una rinfrescata, un cambiamento necessario che ha reso tutto molto interessante in ogni film.>>
Parlando di cambiamenti, alcuni inevitabili, Jany Temime è arrivata sul set di Harry Potter in un momento abbastanza tragico. Richard Harris, che aveva interpretato Albus Silente nei primi due film, era scomparso. Al suo posto venne chiamato Michael Gambon come nuovo Silente.
<<Ovviamente ho cambiato totalmente il suo costume di scena. Richard Harris resterà un enorme Silente, una pietra miliare nel mondo di Harry Potter, ma con Michael Gambon doveva confrontarci con una nuova personalità per Silente. Un Silente giocoso, divertente, molto più “magico” e dal quale potevi comunque sentire il peso della sua esperienza come mago prima di diventare il Preside di Hogwarts. Dovevo farlo sembrare più potente, più forte, non la replica di un vecchio avo. Michael è un attore eccezionale e quando sei così fortunato a poter lavorare con alcuni degli attori più bravi al mondo, non puoi fare a meno che seguirli. Devi stare dietro a loro, non puoi aspettarti il contrario. E poi con Michael non dovevo neanche logorargli i vestiti… bastava semplicemente mandarlo a fare colazione!>>
Dopo aver parlato di colori, riadattamento, inseguiamo proprio Jany nel suo discorso per capire meglio cosa si intenda con logoramento di un costume di scena.
<<Si tratta di invecchiare letteralmente gli abiti, renderli più vissuti. Ci sono delle persone addette che si occupano di questo processo: in pratica vengono tinti, sottoposti ad alcuni trattamenti, vengono fatte delle ombreggiature. A questo, però, si aggiunge anche un sapiente uso delle luci durante le scene. La luce di scena rende tutto in modo assolutamente diverso.>>
In dirittura d’arrivo, considerando la cornice nella quale abbia chiacchierato con Jany, ovvero quella di un contest con protagonisti dei fan ma, soprattutto, dei costume designer, non si può fare a meno di chiederle qualche consiglio per chi ha deciso di intraprendere questa carriera e se, all’interno di quest’ambito, premia di più il talento o la creatività.
Scegliere tra talento e creatività è davvero difficile.
<<Se dovessi avere due aspiranti designer, l’altro talentoso e l’altro creativo, sceglierei il secondo perché sono sicura che saprebbe mettersi molto più in gioco. Ciò non toglie che in questo campo il talento sia necessario, come in qualsiasi altra cosa. Importante è avere le basi, poi la passione, la creatività sono gli elementi che ti mandano davvero avanti, ti fanno mettere in gioco, ti chiedono sempre di più.
Quando vuoi intraprendere una carriera nell’ambito della moda, del cinema o teatro come stilista, bisogna tenere in considerazione diversi fattori. Se il tuo sogno è realizzare costumi cinematografici, allora devi conoscere molto bene il cinema, aver visto molti film, averli studiati, anche rivisti. Non si può pretendere di disegnare vestiti per il cinema nello stesso modo con cui si disegnano dei vestiti per il teatro. Bisogna interagire con le luci, con il regista e considerare tutti gli altri ruoli. Bisogno conoscere molto bene l’ambito.
Al tempo stesso devi considerare i sacrifici: ore fuori casa, giorni senza vedere famiglia, amici. Non puoi pretendere di fare un lavoro con un orario ordinario con questo lavoro. E poi devi capire cosa vuole raccontare la storia e lo devi fare da solo. La scuola aiuta ad applicare la regola, ma come farlo in modo diverso, con il tuo stile, devi farlo da solo. Devi capire tu cosa serve a quel vestito, quanta stoffa, quale tecnica, che materiale. E tutto arriva con il tempo, con l’impegno e il sacrificio. È un lavoro che chiede, pretende, tantissimo!>>