Milano Fashion Week 2016: sesto giorno
Finisce la Milano Fashion Week 2016, una sei giorni lunga e impegnativa!
Ultimo giorno di fashion week. Si sente che non c’è più la frenesia dell’inizio. È tutto più calmo e tranquillo come alla fine di un saggio di danza: ormai quel che è fatto è fatto e sotto il famoso scalone i curiosi e i cacciatori di streetstyle sono pochissimi.
A correre sono solo le modelle appena nascoste dietro il sipario della passerella, alcune iniziano a spogliarsi per cambiare d’abito già all’ultimo passo.
Oggi, per la prima volta, sono entrata in un backstage e mi rendo conto che forse il loro è il lavoro più duro durante la settimana della moda. È un lavoro favoloso per carità ma ci vuole anche un certo carattere ad abituarsi alla situazione: tutti che ti scattano foto e ti ritrovi a metterti in posa anche se stavi per scappare via o dovevi andare in bagno.
Tutti a scattare foto nel caos più totale, mentre tu sei nuda e niente, tutti incuranti della cosa, sei un manichino e basta. Il backstage è un caos totale ma è anche interessantissimo vedere il mood di ispirazioni e il lavoro schematico con le foto delle modelle (tipo segnaletiche) e i look a loro assegnati.
Avere una foto di questi tableau è più di tendenza che la foto della sfilata stessa, segnatevelo, nel caso in cui dovesse capitarvi di entrare in un dietro le quinte. Può voler significare “conosco qualcuno e sono entrato dietro”, ma in realtà entrano tutti.
Una cosa che non mi mancherà: le file come in posta. Una sfilata dura 5 minuti ma tra l’entrata e l’uscita, se ci va bene, si impiega almeno un’ora ad entrare e sedersi. Si assiste a scene assurde: persone con gli inviti rimaste fuori (è successo anche a noi con Les Copains il secondo giorno), persone che si infilano, altre che invocano chissà quale conoscenza, altre spacciate, altre sfortunate, di tutte le età e per 100 motivi diversi: tutti vogliono entrare alle sfilate.
Una cosa che mi mancherà: la navetta della camera della Moda per la stampa, che ci scarrozza per la città per non farci far tardi. Quanto vorrei trovarne una all’uscita di casa, con l’hostess e il suo cartellone, mostrare il mio pass e via: arrivare subito dove devo senza prendere i mezzi.
Emozione del giorno e probabilmente dell’intera settimana: la sfilata di Vivetta che rispecchia il mio stile, è romantica e divertente, iper femminile, un sogno.
Molto bella anche quella di Angelo Marani e ancor più bello vedere l’emozione dello stilista che si prende il suo applauso, quasi timido e modesto, commosso e sincero nonostante gli anni di esperienza, diversamente dal modo un po’ arrogante in cui lo fanno i designer più giovani.
E a proposito di giovani: delusione del giorno è Piccione.Piccione, talento amatissimo ed emerso da Alta Roma, ha proposto una collezione molto simile a quella che lo ha reso popolare, le fantasie chiassose per i miei gusti e le applicazioni buttate lì a caso, nel complesso davvero poco memorabile e oserei dire u po’ cheap.
La foto “anche no” è di un cappello da uomo a dir poco ridiculus.
E una seconda foto “anche basta” è quella che ci si scatta sotto il logo in passerella: basta! e la luce lì, una volta finita la sfilata, è anche pessima. Questa foto non ha senso.
Comunque siamo distrutti, all’uscita dell’ultima sfilata sembrava la fine di una maratona, ci si abbracciava e ci si complimentava per gli sforzi. Anche la città porta i segni di questa faticata che è la Fashion Week, segni visibili come una grata su cui hanno passeggiato troppe blogger per far la foto con lo sfondo dei grattacieli.
In fondo però la moda è bella, anche con i suoi controsensi e le sue follie. Ci penso romanticamente in piazza Gae Aulenti, sotto le luci della città, in questa piazza che questa settimana ho attraversato mille volte con l’entusiasmo di andare a scoprire una nuova collezione, una nuova tendenza, una nuova passerella.