Che fine hanno fatto i Blink-182? Scopriamo cosa fa oggi la band
I Blink - 182 rappresentano negli anni 2000 l'emblema del pop punk
I Blink 182 sono la band che più di tutte ha cavalcato l’onda del successo di gruppi come Green Day e Offspring nella seconda metà degli anni novanta, portando il punk melodico verso territori sempre più pop negli anni 2000, trattando tematiche meno seriose e con tanta ironia. Ripercorriamo la loro carriera e scopriamo cosa fanno adesso.
Blink 182, gli inizi
Tom DeLonge (chitarra e voce), Mark Hoppus (basso e voce) e Travis Barker (batteria), è la formazione storica dei Blink-182 all’apice del successo quando nel 1998, Barker prende il posto di Scott Raynor.
Cheshire Cat è l’album d’esordio datato 1994, con M+M’s e Wasting time come singoli. Di tre anni dopo è Dude Ranch, l’album con il quale i Blink incominciano a farsi notare, grazie al discreto successo ottenuto dai singoli Dammit e Josie.
Il successo
Con Barker alla batteria, il gruppo pubblica nel 1999 Enema of the State, l’album della consacrazione e di oltre quindici milioni di copie. What’s My Age Again?, All the Small Things e Adam’s Song, sono i singoli che fanno diventare i Blink delle vere e proprie star.
Take Off Your Pants and Jacket, l’album della conferma, arriva due anni dopo. I singoli sono The Rock Show, Stay Together for the Kids e First Date. Nel 2003 è la volta dell‘album omonimo che può essere considerato il loro lavoro più maturo.
Tra i brani: Feeling This, I Miss You, Always e All This col featuring di Robert Smith dei Cure. Un anno dopo, i Blink si sciolgono per proseguire con progetti paralleli.
Gli ultimi anni
I Blink – 182 si riformano nel 2009 e due anni dopo pubblicano Neighborhoods con brani come Up All Night e Heart’s All Gone. Un disco cupo, anche a livello testuale, che non incontra il favore dei fan.
Dopo qualche anno, Tom DeLonge abbandona il gruppo e viene sostituito da Matt Skiba. Nel 2016 arriva l’album col nuovo cantante, California, dal quale vengono estratti diversi singoli, come Bored to Death e She’s Out of Her Mind. L’album vende decisamente di più del precedente.
Meno bene va al successore Nine, di tre anni più tardi, con i singoli Blame It on My Mouth e Generation Divide. La scorsa estate la band ha inciso il singolo Quarantine, definendolo “un’angosciante inno dei tempi in cui viviamo”.