Un viaggio nel baratro: il dramma dell’alcolismo nel film di Markus Goller
Il film “L’ultimo drink” diretto da Markus Goller affronta una tematica complessa e delicata come l’alcolismo, presentando il suo protagonista come un uomo rispettato nel lavoro che, nel privato, perde completamente il controllo a causa dell’alcool. Attraverso una narrazione che si muove tra il drammatico e il comico, il film esplora le profonde difficoltà di riabilitazione e i vizi che imprigionano le vite di chi ne è affetto. L’analisi della pellicola getta luce su un problema sociale attuale, descrivendo il percorso autodistruttivo del protagonista Mark e le inevitabili conseguenze delle sue scelte.
L’alcolismo nella storia del cinema: un viaggio tra dramma e commedia
La rappresentazione dell’alcolismo nel cinema ha subito una profonda evoluzione nel corso dei decenni. Inizialmente, il personaggio dell’ubriaco era uno strumento comico, utilizzato da immense figure del cinema muto come Charlie Chaplin e Buster Keaton. Queste icone del grande schermo, attraverso il barcollare e situazioni inusuali, facevano ridere il pubblico, ma con il passare degli anni, il tema ha assunto connotazioni più serie e drammatiche. Dagli anni Trenta, il riconoscimento dell’alcolismo come una vera piaga sociale ha portato il cinema a trattare questo argomento con maggiore sensibilità, come dimostra il film “Giorni perduti” del 1945, che ha visto Ray Milland trionfare agli Oscar. Da quel momento, storie di alcolisti hanno cominciato a infiltrarsi in vari generi cinematografici. Dalle storie western, come quella di Dean Martin in “Un dollaro d’onore“, a melodrammi e musical, la figura dell’alcolista ha continuato a suscitare interesse e a compiere un profondo viaggio nella fragilità umana.
Con il passar del tempo, il focus si è spostato dal dramma individuale a una rappresentazione più ampia delle difficoltà nel processo di riabilitazione. Pellicole come “28 giorni“, in cui Sandra Bullock interpreta un’editorialista che deve affrontare un programma di disintossicazione, mettono in luce la lotta contro la dipendenza. Analogamente, “Un altro giro” esplora la vita di un gruppo di insegnanti che decide di testare una teoria sul livello di alcol nel sangue per aumentare il proprio benessere. In questo contesto, “L’ultimo drink” di Markus Goller si inserisce perfettamente, proponendo una riflessione profonda e spesso amara sulla dipendenza e le sue complicazioni.
Mark: il protagonista nella spirale dell’alcolismo
Il personaggio principale di “L’ultimo drink“, Mark , è un capo cantiere ben voluto da tutti, sia colleghi che superiori. Tuttavia, la sua vita privata si rivela ben diversa: ogni sera, una volta tornato a casa e di fronte alla solitudine, si abbandona all’uso eccessivo di alcol, crescendo costantemente il suo tasso etilico. La situazione precipita quando, dopo aver avuto un incidente mentre guida, la polizia gli sospende la patente, costringendolo a partecipare a un corso di riabilitazione per alcolisti.
Il percorso di Mark all’interno di questo gruppo di disintossicazione è segnato dalla sua incapacità di riconoscere la gravità della sua situazione. Sottovalutando il problema, riesce a prendere tutto come uno scherzo e sembra rimanere in uno stato di negazione. La figura del dottor Blau , che guida il corso di riabilitazione, cerca di far capire ai partecipanti le conseguenze delle loro azioni. Tuttavia, Mark e i suoi compagni continuano a minimizzare la loro condizione, rendendo evidente la difficoltà di un cambiamento reale. La scommessa tra Mark e il suo amico Nadim di riuscire a smettere di bere attraverso lo sport fallisce in un tempo sorprendentemente breve, rivelando come la volontà di smettere sia spesso insufficiente.
Relazioni e trappole nella vita di Mark
La vita di Mark è ulteriormente complicata dalle relazioni che intrattiene durante il suo percorso di riabilitazione. Soprattutto, l’amicizia con Helena , una maestra di scuola elementare anch’essa coinvolta nel programma, si trasforma presto in una trappola. Il cinismo e la disillusione di Helena, apparentemente giustificati dal suo passato, alimentano ulteriormente il comportamento sconsiderato di Mark, che si sente sempre più spinto verso l’auto-sabotaggio. I tentativi di dimostrare la propria forza attraverso avventure e scommesse lo conducono a scelte disastrose, come quella di portare Helena a visitare il cantiere, dove le conseguenze delle loro azioni avvinte dall’alcol si rivelano devastanti.
Sia le interazioni con Helena che il legame con Nadim sottolineano la sua incapacità di affrontare la realtà e il peso della propria dipendenza. Anziché trovare sostegno, si ritrova spesso a sabotare le proprie opportunità. “L’ultimo drink” non si limita a raccontare una storia di alcolismo, ma rivela un quadro complesso delle relazioni interpersonali e delle sfide quotidiane che i protagonisti affrontano, rendendo evidente quanto sia fragile la linea tra controllo e dipendenza.
La costruzione drammatica di un film significativo
La pellicola “L’ultimo drink” si presenta come un dramma mascherato da commedia, un aspetto che la rende particolarmente interessante. Nonostante il tono a tratti leggero, la storia di Mark si evolve in un viaggio complesso, in cui le scommesse sul suo futuro e le sue scelte si trasformano in una spirale autodistruttiva. La sceneggiatura di Oliver Ziegenbald cattura con abilità l’ironia e la tragicità di una situazione in cui il protagonista sembra giocare con il proprio destino, senza rendersi conto delle gravi conseguenze delle sue azioni.
La pellicola non fa discorsi moralistici; piuttosto, registra fatti e situazioni che accompagnano lo spettatore verso un’ineluttabilità drammatica. Il film esplora come gli alcolisti spesso non siano né consapevoli né in grado di affrontare le effettive conseguenze del loro comportamento. In questo contesto, il fine non è salvarli da se stessi, ma piuttosto registrare le verità dei loro traumi e delle loro scelte distruttive. Una messa in scena che non si limita a intrattenere, ma che si propone di far riflettere sul tema del libero arbitrio contro le forze che ci governano, ponendo interrogativi sul modo in cui affrontiamo le conseguenze delle nostre scelte.