A casa tutti bene: di drammi, pantomime e altri problemi
L'ipocrisia della famiglia di oggi raccontata da Gabriele Muccino
A Casa Tutti Bene, il nuovo film di Gabriele Muccino, arriva il giorno di San Valentino in sala. Il ritratto di una famiglia come tante e al tempo stesso come poche che, costretta alla convivenza forzata per più di 48 ore, si lascia investire da una tempesta che porterà allo scoperto “la polvere sotto al tappeto” tipica di ogni famiglia.
Generalmente l’espressione “a casa tutti bene” sta ad indicare una risposta sbrigativa e generica alla fatidica domanda “e a casa?” per non mettere su piazza i problemi – comuni a tutti – di ogni famiglia. Gabriele Muccino su questo ha un’intuizione significativa perché, i suoi protagonisti, sono proprio i membri di una famiglia allargata riunita in occasione della celebrazione delle nozze d’oro dei genitori su di un’isola dove, da tempo, si sono trasferiti. Quello che è apparentemente un pranzo di famiglia per riunire parenti, cugini, figli e nipoti, si trasforma in un vero e proprio dramma familiare quando i traghetti, per far ritorno sulla terra ferma, non partono a causa di una tempesta.
Ed ecco come Pietro (Ivano Marescotti) e Alba (Stefania Sandrelli), saranno testimoni e “artefici” della disfatta di quel finto involucro di perfezione che, pensavano, avesse da sempre contraddistinto la propria famiglia, a cominciare dai figli a Paolo (Stefano Accorsi), Sara (Sabrina Impacciatore) e Carlo (Pierfrancesco Favino) alle prese con fiamme, tradimenti ed ex mogli contro mogli.
Io a casa mia e tu a casa tua
Un cast corale che riesce, a modo suo, a rappresentare le problematiche che caratterizzano ogni nostra famiglia. Le domande scomode, i tradimenti, i sacrifici per il bene della famiglia. Uomini che amano e odiano le donne, donne che reggono il peso di troppo sulle proprie spalle, ipocrisia dilagante tra consanguinei che rende cechi, avidi e anche stupidi, ignorando i problemi degli altri perché troppo impegnati a continuare a fingere, pur davanti l’evidenza.
La famiglia è il nostro luogo di partenza, fuga e ritorno
Il film di Muccino mette in scena la complessità dell’animo umano e delle relazioni. Lo sviscerare le varie fasi che contraddistinguono la crescita di una persona, all’interno del film osservato anche dagli occhi innocenti dell’infanzia e dell’adolescenza, di figli e nipoti ben più grandi e responsabili dei propri genitori. Tutti tentano di fingere, come nella vita di ognuno di noi, di essere migliori di quello che sono realmente, cercando di seguire codici, regole di comportamento e buone maniere. Si dice “buon viso a cattivo gioco”, e anche il cugino insopportabile diventa una cara presenza o la temuta ex moglie del proprio marito una figura da non temere troppo. Tutto questo, però, è fattibile solo se soggetto a un breve tempo. Cosa succede, invece, nel caso di un fuori programma? Cosa succede a tirare la corda? A venir messi di fronte alla realtà, portanti verso il limite del baratro, della sopportazione e della capacità di nascondere la propria reale natura? Esplosione assicurata!
Parenti come serpenti
Nel caso di A Casa Tutti Bene l’esplosione è devastante, ma se per un attimo abbiamo potuto riconoscerci nei piccoli e grandi drammi che abbiamo affrontato, almeno una volta nella nostra vita, seduti a quel fatidico cenone di Natale o pranzo di nozze, improvvisamente quella realtà diventa una pantomima esagera, costellata da una sequela di urla, atti drammatici e disperati.
Gabriele Muccino inserisce tematiche forti e importanti come la malattia, la violenza sulle donne, l’adulterio, la crisi finanziaria, ma le svilisce attraverso personaggi piatti, stereotipati. Donne capaci solo di subire, uomini in balia delle emozioni, delle situazioni. Lo scontro generazionale e tra sessi nuovamente banalizzato al cinema, senza riuscire a dargli un respiro più ampio e intrigante.
C’è qualcuno che prova a tirare fuori la testa dall’acqua, prova a dare più spessore al suo personaggio, come nel caso Luana (interpretata da Giulia Michelini), quella che a tutti gli effetti è l’unico estraneo in famiglia, eppure è l’unica a mostrare lucidità nei folli momenti di ipocrisia dove ancora, ancora e ancora ci si ostina a dire “tutto bene”. Eppure questo piccolo attimo di lucidità nel film, non basta per salvare la pellicola da quella che si mostra essere una pantomima senza né capo né coda, dove attori e personaggi vengono abbandonati a se stessi e il Muccino de Alla Ricerca della Felicità o Sette Anime è un ricordo sbiadito, lontano e confuso.
E sul finale, quando capelli, vestiti e insulti sono volati a più non posso, torna nuovamente la pace, il mare calmo e piatto. Come se nulla fosse, sotto gli occhi sconvolti di una generazione più giovane che si fa la sacra promessa di non diventare mai come gli ingannevoli parenti portati allo scoperto, si ricomincia da capo. Nulla è mai successo. I tradimenti non sono reali, le raccomandazioni non sono servite a nulla e il cugino antipatico, con un bambino in arrivo e i problemi finanziari non è nuovamente un problema che ci riguarda. Tutto è tornato al suo posto e una nuova famiglia sbagliata, ma chissà forse più veritiera di quanto un film mediocre vuole mostrare, come L’Ultimo Bacio e Ricordati di Me, prende forma dalle mani di Gabriele Muccino.