Alberto Angela fa una rivelazione: “sono stato sequestrato”
Alberto Angela si trovava a girare una puntata del suo programma televisivo fuori dall'Italia, quando gli è successo un evento sconvolgente: "Sono stato sequestrato"
Sono passati anni da quando Albero Angela si è recato in una località fuori dall’Italia per girare una puntata del suo programma televisivo e ha vissuto un evento sconvolgente. Solo ora ha deciso di raccontarlo e di renderlo pubblico. Così, il divulgatore scientifico della televisione italiana fa una rivelazione: “Sono stato sequestrato”.
A quanto racconta Alberto Angela, il tutto sarebbe successo in Niger, lui si sarebbe recato in questa zona africana per girare una delle sue puntate di Ulisse, il piacere della scoperta, programma televisivo di divulgazione scientifica amato e apprezzato da moltissimi. Lì sarebbe successo questo evento molto grave.
Intervistato da una testata giornalistica italiana, l’uomo avrebbe rivelato quanto accaduto ormai nel 2002 durante questo suo servizio. Così ha raccontato: “Nel 2002 ho rischiato di essere ucciso. Sono stato sequestrato e picchiato da criminali nel Niger. Ho temuto davvero di non rivedere più mia moglie”.
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— Alberto Angela (@albertoangela) April 1, 2020
Poi, continua: “Poi, per fortuna, mi hanno liberato. Oggi sono qui a raccontare quello che mi è successo e, nonostante la grande paura, non ho smesso di svolgere con grande passione il mio lavoro”. Infine, decide di raccontare per filo e per segno, al suo pubblico, quello che è accaduto e le dinamiche del rapimento.
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— Alberto Angela (@albertoangela) April 15, 2020
Così, racconta di come sono stati rapiti e sequestrati: “Ero con i sei operatori della mia troupe tra il Niger e l’Algeria, nel deserto, per girare una puntata di Ulisse-Il piacere della scoperta. Dal nulla è uscito un veicolo velocissimo, dal quale sono scesi tre individui con turbante e occhiali da sole, ma anche kalashnikov e pistole alla mano, intimandoci di fermarci”.
Racconta che sono stati sotto sequestro per 15 ore e anche cosa, in quell’arco di tempo, è capitato loro: “Ci hanno legato, picchiato per ore, interrogandoci e divertendosi a terrorizzarci: prima ci hanno chiesto droga e alcol, poi ci hanno chiesto invece se fossimo delle spie. Abbiamo trascorso delle ore come dei condannati a morte, cercando di farci coraggio a vicenda. Sono state 15 ore terribili, da condannati a morte: siamo stati tutti percossi, minacciati e poi derubati di tutto: attrezzature, soldi, fedi nuziali, orologi, cellulari, bagagli. Sempre sul filo di una tortura psicologica”.