Almond Garden: donne condannate a morte per “reati contro la morale”
Un libro racconta le storie di donne afghane destinate ad essere uccise per aver violato "la legge di Dio" fatta dagli uomini
Il prossimo 23 giugno 2015 verrà pubblicato un libro intitolato “Almond Garden”, un lavoro della fotoreporter Gabriela Maj che racconta attraverso una serie di interviste e di immagini la vita delle donne afghane detenute in carcere per “reati contro la morale”.
Per “reato contro la morale” si intende qualsiasi violazione della legge islamica, la shari’a: si tratta di donne adultere o di donne che sono fuggite da matrimoni o, ancora peggio, di donne che sono state stuprate o costrette a prostituirsi.
Come potete vedere non si tratta di donne realmente colpevoli di reato, anzi, i reati li hanno subiti e, mentre i veri responsabili restano liberi, loro, le vittime, sono condannate a vivere in carcere, a volte incinte e con nessuna sepranza di futuro per sé e per i propri figli.
Almond Garden è un progetto durato 4 an,ni dal 2010 al 2014: in questi anni Gabriela Maj è tornata in Afghanistan sei volte nella speranza di riuscire ad accedere nelle carceri del paese; in alcuni casi non è riuscita ad ottenere il permesso, ma in diverse prigioni le è invece stato concesso di entrare, perché era una donna e, in quanto tale, il suo lavoro non era percepito come minaccioso.
Nel corso di quelle visite Gabriella Maj è entrata in contatto con decine di donne nelle loro celle che, come ha raccontato la fotografa, non hanno sbarre, ogni spazio può essere in certa misura personalizzato, lì è loro concesso di prendersi cura dei propri figli, anche se al tempo stesso sono molto soggette ad abusi e violenze, visto che vengono messe in carceri miste o comunque sorvegliate da uomini, tutt’altro che moralmente corretti.
Sebbene siano garantiti i bisogni primari, le cure mediche lasciano molto a desiderare e l’aspetto più preoccupante riguarda il fatto che una volta rilasciate la loro vita è fortemente in pericolo: le donne accusate di reati contro la morale sono infatti destinate a essere ripudiate dalla famiglia e, una volta uscite, non hanno un posto dove andare a vivere.
Ecco perchè alla specifica domanda della fotografa le intervistate hanno risposto “sarò uccisa”, sono pienamente consapevoli del loro destino.
Una volta concluso questo progetto, la Maj ha cercato di non perdere i contatti con le donne che aveva incontrato, ma ha trovato molte difficoltà: due di loro sono state uccise dalle loro famiglie e alcune hanno trovato un posto nei rifugi a loro dedicati.
Negli ultimi anni pare che l’Afghanistan abbia adottato alcune misure per affrontare la violenza contro le donne, ma sono delle misure molto blande, un sorta di contentino in risposta alle numerosi pressioni internazionali. C’è ancora molto da fare: continuare a sensibilizzare l’opinione internazionale è importante e questo libro è un altro prezioso passo del lungo percorso.
Credits foto: Tutti i diritti sono riservati © GABRIELA MAJ