Claire Foy, una donna dalle molteplici personalità
Dalla Regina Elisabetta a Lisbeth Salander, una chiacchierata con Claire Foy e il torbido mondo della sua nuova "maschera"
Il 31 Ottobre è arrivato al cinema Quello Che Non Uccide, la nuova trasposizione cinematografica diretta da Fede Alvarez, tratto dalla saga svedese Millennium iniziata da Stieg Larsson e continuava da David Lagergratz. Dopo Noomi Rapace e Rooney Mara, tocca alla “Regina Elisabetta” Claire Foy vestire i panni dell’hacker Lisbeth Salander.
Claire Foy, dalla Regina Elisabetta a Lisbeth Salander
L’inglese Claire Foy, scoperta degli ultimi anni proprio grazie alla serie Netflix The Crown, dove l’abbiamo vista nei panni di una giovane Elisabetta II, l’attuale Regina d’Inghilterra, è la protagonista di questo nuovo capitolo della saga Millennium che abbandona i toni più dark già visti nelle precedenti trasposizioni, ma si tinge più di noir ed action.
La pellicola è stata presentata in anteprima alla 13esima Festa del Cinema di Roma dove il cast e il regista hanno sfilato sullo scintillante carpet della Capitale d’Italia e del cinema. In questa occasione abbiamo incontrato e intervistato l’elegante e raffinata Claire Foy che, in questi giorni, è doppiamente protagonista al cinema. Infatti l’attrice, veste anche i panni di Janet Shearon, la prima moglie dell’astronauta Neil Armostrong, nel film First Man – Il Primo Uomo di Damien Chazelle.
Le mille sfumature di Lisbeth Salander
Lisbeth Salander è un personaggio molto enigmatico e particolare. Se nella trilogia precedente Lisbeth è uno dei tanti personaggi introdotti quasi di sfuggita ma mai veri protagonisti, in questo nuovo capitolo è la chiave al centro di tutto. In particolare modo sarà il suo torbido passato a portarci verso la scoperta di dolorosi segreti e rancori.
Taglio da maschiaccio, schiva ed estremamente riservata. Lisbeth è un hacker che non lascia mai traccia del suo passaggio. Una donna che odia gli uomini; o meglio, una donna che ha deciso di non piegarsi alla violenza dell’uomo e, proprio per questo motivo, “indossa la maschera da punitore” per aiutare tutte le donne vittime di violenza. Tutte le donne, appunto, odiate dagli uomini.
<< Sicuramente Lisbeth è una persona molto complicata, è una donna “con le palle”.>> Ci racconta Claire Foy. <<È una donna che quando sente di un’ingiustizia , ma soprattuto di un uomo che abusa una donna, interviene perché è una cosa che ha provato sulla sua pelle e non può permettere che accada ancora (ad altre donne). Sa di non potersi rivolgere alle autorità, a quel tipo di “potere” che in realtà non fa nulla. Adesso che lei possiede quel potere, e sa di possederlo, il potere di hacker e andare online e colpire dove fa male ai suoi bersagli. A conti fatti è un personaggio guidato dall’ingiustizia, che vuole porre rimedio ai torti che ha subito e che altri, come lei, stanno subendo.>>
Nelle sua carriera sempre più crescente, Claire Foy sta avendo la possibilità di dare voce a donne modello. Donne fuori dagli schemi e che si battano per la propria indipendenza e per quella degli altri. Dalla Regina Elisabetta a Janet Armstrong, arrivando proprio a Lisbeth Salander. Ma possiamo definire questo femminismo?
Non credo che Lisbeth si definirebbe femminista. Penso che si definirebbe semplicemente una donna. Non per forza essere femminista, ma essere trattata come gli altri e venire rispettata.
Dalla finzione alla realtà: l’abuso sulle donne
Fin dal titolo Quello Che Non Uccide, seppur nell’anima un film action che largamente si ispira ad una sorta di James Bond al femminile, conserva in sé alcune tematiche molto importanti. Tematiche che, come accennato prima dalla stessa Foy, si basano sull’abuso, sulla violenza fisica e psicologica, sui maltrattamenti. La stessa Lisbeth non è altro che una vittima stanca di sentirsi tale. Scappata fin da piccola dalle grinfie di un padre perverso e violento che ha deciso di votare la sua vita a combattere, a non guardarsi mai indietro.
Molte persone che hanno subito un abuso sessuale vengono subito etichette come vittime, ma molte persone che ci sono passate si vedono come sopravvissuti, invece, essere una vittima non vuol dire essere un martire.
Ed è proprio ciò che ha provato Lisbeth nel suo passato, l’andare avanti e il non arrendersi all’essere “semplicemente una vittima”, che le da la forza di combattere fino allo stremo. È il suo dolore ad animarla, fisico e mentale. Una sorta di droga che la tiene in vita e la carica come una molla, ma che al tempo stesso, inevitabilmente, le ricorda le sue origini, da dove è venuto e cosa si è lasciato alle sue spalle; anzi, chi ha lasciato dietro le proprie spalle. Ed è proprio quel chi che continua a tormentare i pensieri, e non solo, di Lisbeth mostrandocela, all’interno del film, anche attraverso una sfumatura diversa. Probabilmente più umana e fragile.
<< Ha dentro di sé un dolore molto profondo e molto complicato che penso sia dovuto al fatto che non sa cos’è veramente l’amore, non ha mai avuto una esperienza positiva da questo punto di vista. Vedere sua madre abusata dal padre, e come lei non abbia mai avuto la forza di reagire. Sua sorella è stata l’unica persona che abbia compreso le sue emozioni perché le ha vissute insieme a lei, e si è sentita tradita dallo scoprire che la sorella in realtà è uguale a suo padre. >>
Quello Che Non Uccide vi aspetta in sala dal 31 Ottobre grazie a Sony Pictures