Dall'Apnea alla vita: la mia intervista a Lorenzo Amurri
"Non c'è una classifica sulle discriminazioni, devono essere eliminate tutte. Ci vuole un grande lavoro culturale e civico, una vera rivoluzione"
Lo scorso gennaio in libreria è uscito Apnea, un libro di Lorenzo Amurri che racconta la storia dello scrittore dal momento dell’incidente che gli ha cambiato l’esistenza fino al suo ritorno alla vita.
Ho visto una sua intervista in TV qualche mese fa, sono rimasta colpita dalla sua storia, dal suo modo di esprimersi, dalla sua personalità spiccata e molto definita, di certo poco comune.
L’ho cercato per proporgli un’intervista e lui ha accettato: ecco cosa mi ha raccontato.
Lorenzo, che cosa vuol dire per te “apnea”? Me la descrivi?
Rappresenta un lungo e difficile periodo della mia vita che, una volta acquisiti gli strumenti necessari per analizzarlo, mi è sembrato di aver vissuto in apnea.
In quale momento hai capito di non poter più mentire alla tua coscienza?
Non c’è stato un momento preciso. Si tratta di qualcosa che succede per gradi. Diciamo che la coscienza diluisce la verità nel tempo, perché non è in grado di gestirla tutta in una volta.
Qual è stato l’impatto con la vita e con il mondo esterno dopo la lunga riabilitazione?
È stata la battaglia più difficile da combattere. In ospedale è tutto a misura, sei protetto e più o meno indipendente. Il mondo esterno devi riuscire a modellarlo per soddisfare le tue nuove esigenze. L’impatto è stato terribile, niente combaciava con l’idea di ”vita” che credevo di trovare. Inizialmente un vero e proprio incubo.
So che hai avuto momenti in cui pensavi seriamente di farla finita: cosa ti ha fatto dire no?
L’amore ritrovato (e forse mai perso) per la vita. La disperazione ti porta a considerare opzioni estreme. Dipendevo dagli altri per gran parte degli aspetti della vita, volevo essere indipendente per quanto riguardava la morte. Paradossalmente, trovarmi di fronte alla possibilità di terminare la corsa in completa autonomia, è stata la scintilla che ha riacceso il motore della voglia di vivere.
La rinuncia più grande è stata smettere di suonare: che rapporto hai oggi con la musica?
Un rapporto bellissimo, uguale a quello prima dell’incidente. Ho imparato il lavoro del produttore musicale che mi ha dato grandi soddisfazioni. Certo, non sarà mai come suonare la chitarra, ma è stato un modo per rimanere nel mio mondo. E comunque scrivere si avvicina molto a suonare.
Ho visto una tua intervista alle Invasioni Barbariche, devo dire che leggere il tuo libro è come avere la sensazione di sentirti parlare dal vivo ed è uno dei motivi che, a mio avviso, rende Apnea piacevole e immediato. Qual è stato il feedback dei lettori?
Ho avuto un feedback più che positivo. Non faccio altro che rispondere a messaggi e mail davvero belle. Ne ricevo molte da persone nelle mie stesse condizioni, e devo dire che sono quelle che mi fa più piacere ricevere, senza togliere nulla agli altri.
Ultimamente ho avuto il piacere di conoscere Maximiliano Ulivieri e la sua battaglia per l’assistenza sessuale, tu che più di chiunque altro puoi capire il contesto, che ne pensi al riguardo?
Sono in contatto con Max via mail e sono totalmente in sintonia con il suo pensiero. Quando posso, è un argomento che affronto molto volentieri nelle presentazioni del libro o nelle interviste. È ora di dar voce a chi non può e smetterla di considerare tabù argomenti che non hanno ragione di esserlo. Le pulsioni sessuali le abbiamo tutti, e la sessualità va scoperta e capita a qualsiasi livello.
Un’ultima domanda e poi ti lascio andare… qual è la forma di discriminazione peggiore per Lorenzo Amurri?
Non c’è una classifica sulle discriminazioni, devono essere eliminate tutte. Ci vuole un grande lavoro culturale e civico, una vera rivoluzione.
Grazie Lorenzo.
PS Lorenzo ha anche un blog: Tracce di ruote, seguitelo!!