Emilia Clarke: “Smettiamola di dire “ruoli forti” o “donne forti”. Siamo “solo” donne!”
Al 71. Festival di Cannes Emilia Clarke, famosa per il ruolo di Daenerys nella serie Game of Thrones, parla della condizione delle attrici in questo momento
Dalla conquista di Westeros nella serie HBO Game of Thrones a quella della famosa galassia lontana lontana di George Lucas in SOLO: A Star Wars Story, Emilia Clarke è una donna incredibile, attrice poliedrica che non manca mai di sorprendere per le sue donne coraggiose, caparbie ma anche fragili. Attenzione però, non chiamatele donne forti!
Durante il 71° Festival di Cannes, dove Emilia Clarke ha partecipato in occasione della presentazione Fuori Concorso di SOLO: A Star Wars Story, il secondo spin-off del famoso franchise Star Wars, creato nel 1977 da George Lucas, l’attrice è stata invitata a tenere una talk conference nella cornice dei Women in Motion Talks.
Come abbiamo già visto nel caso di Carey Mulligan, i Women in Motion Talks sono una serie di talk dove attrici simbolo della nuova era del femminismo, parlano della loro condizione non solo in quanto attrice ma, soprattutto, in quanto donna. E nel periodo del #MeToo la voce della sempre più numerose esponenti è fondamentale più che mai per infondere coraggio, per dare un modello in tutto il mondo, anche al di fuori dell’industria cinematografica.
E a rispecchiare perfettamente questa discrezione è la bravissima Emilia Clarke, divenuta famosa proprio grazie al ruolo dell’emancipata ed audace Daenerys Targaryen, la Khaleesi di Game of Thrones. Una giovane ragazza orfana, venduta come schiava, ingannata dal fratello e che ha dovuto affrontare non poche vicissitudine, ma che con il sangue e con il fuoco, esattamente come il motto della sua importante casata, ha costruito il suo impero, il suo esercito, ha ottenuto il rispetto dei suoi sudditi. E nel corso degli anni Emilia Clarke si è portato dietro di sé il “fantasma” della Khaleesi, interpretando più volte dei personaggi femminili iconici e eroici, come la Sarah Connor del quinto capitolo del franchise di Terminator, Terminator Genisys, o la recente Qi’ra di SOLO: A Star Wars Story. Ma attenzione ad usare i giusti aggettivi e a non chiamarli “ruoli forti”.
Perché tutti mi chiedono “cosa significa interpretare una donna forte?” Io interpreto delle donne, e basta. O c’è un’altra opzione? Come se la protagonista di un film potesse essere debole… Che trovassero un altro aggettivo, dannazione!
«Abbiamo mai sentito parlare nel cinema di “uomini forti”? No, a parte se tu stia parlando del fisico, ma di certo il “forte” di un ruolo maschile non ha lo stesso accento del “forte” quando si tratta di un ruolo femminile. È frustrante, non credete? Si potrebbe tranquillamente trovare un’altra impostazione della frase. Ad esempio: “Cosa vuole dire interpretare qualcuno con tanto potere?” oppure “Come si interpreta un ruolo femminile in un film/serie di successo?” Comunque basta, siamo “solo” donne, stop!»
E se Emilia Clarke nella vita reale non è la sua Daenerys, Sarah Connor o la recente Qi’ra, il temperamento comune con i suoi personaggi non le manca di certo e più volte, nel corso del talk, ha precisato e sottolineato questo aspetto, fondamentale anche per capire l’intera questione del #MeToo e delle differenze di genere nel mondo del lavoro e nel quotidiano. Emilia, con le sue parole, come molte altre attrici, cerca di far capire che il pregiudizio nasce proprio da aggettivi come “forte”, dove sembra quasi un’anomalia avere un personaggio femminile forte dando, invece, per scontato che un personaggio maschile sia forte.
«Sono stata fortunata perché sono cresciuta in una casa dove tra maschi e femmine non c’era alcuna differenza. Sono sempre stata libera di soddisfare i miei desideri e curiosità. Sia in famiglia che sul lavoro… Sarebbe bello se fosse così per tutte, ma credo che possiamo arrivare a questo. Bisognerebbe partire proprio dal luogo dove si lavora, dalle garanzie, dai contratti. Mettere nero su bianco il diritto di eguaglianza e di alcuni obblighi comportamentali sul luogo di lavoro. Dovremmo anche educare i giovani e dare ancora più spazio alla parole delle donne. Certo, ci vorrà del tempo, ma bisogna pressare, andare avanti, continuare ed evitare di fare dei passi indietro. Si, qualcosa è cambiato e qualcosa ancora sta cambiando.»
E su questo la Clarke sembra essere incredibilmente fiduciosa e molto predisposta verso un cambiamento che è partito mesi fa da Hollywood con le denunce che hanno visto in primis protagonista il produttore Harvey Weinstein, poi Brett Ratner e Kevin Spacey, ed un’altra serie di “illustri” nomi che tutt’ora popolano le pagine dei giornali e siti di tutto il mondo. Al tempo stesso, però, Emilia non è sicura di star dando il 100% di sé alla causa, infatti, afferma di ritenersi una “cattiva femminista”.
«Io sono solo una persona, un’attrice, non sono un politico, non ho una laurea in economia, eppure mi sento incredibilmente fortunata quando qualcuno sente la mia voce, ascolta cosa ho da dire. Ci sono persone che sentono la mia voce, quindi ho una sorta di responsabilità, ma… ci sono mattine in cui mi sveglio e sento di non aver fatto abbastanza perché c’è così tanto da fare. Quello che posso dire è che cerco di impegnarmi con tutta me stessa.»
Parlando di fortuna, lavoro, parità e impegno, Emilia Clarke ammette anche di non aver mai avuto problemi sui suoi set, soprattutto Game of Thrones, dove viene pagata esattamente come i suoi colleghi uomini. Eppure non sempre va così, anzi.
Anche sul lavoro sono stata fortuna, perché non sono mai stata discriminata, ma purtroppo io sono stata l’eccezione alla regola.
«Spesso come donna, e lo da esperienze di colleghe e amiche, sei trattata in maniera diversa. E la cosa peggiore? È che in questo caso, senti di avere la colpa. Di aver sbagliato e che, in un modo o nell’altro, devi rimediare. Si deve cercare spesso l’appoggio, ovviamente di un uomo, se vuoi che la tua idea venga presa in considerazione. No, non sono assolutamente com Daenerys, non ho la sua tempra aggressiva. Soffro molto quando si tratta di conflitti sul lavoro. In quei momenti non mi piaccio.»
A 31 anni – quasi 32 il prossimo Ottobre – Emilia sembra essere molto sicura delle sue idee e, al tempo stesso, anche molto fragile. Una piccola grande donna che porta sulle sue spalle un immenso personaggio, conosciuto già molto prima dell’arrivo della serie. Daenerys, infatti, fa parte della saga Le Cronache del Ghiaccio e del Fuoco di George R.R. Martin. E, dopo sette anni, la trasposizione televisiva targata HBO, sta per terminare. Infatti, per essere presente a Cannes, Emilia ha dovuto lasciare il set dove si stanno svolgendo le riprese per questa ottava ed ultima stagione che, purtroppo per noi fan, vedremo solo nel 2019.
«La sensazione che ho in questo momento è come quella quando lasci per la prima volta, e per sempre, casa. È assolutamente eccitante ma, al tempo stesso, triste e spaventoso.»
Spaventoso lo è anche per noi, non solo per dover dire addio a Game of Thrones ma anche per cosa, questo finale di serie, ci riserverà. E se questi anni di Game of Thrones ci hanno insegnato qualcosa, sicuramente è che in questo show tutto è possibile. E a confermarlo è la stessa Clarke.
«Non so di preciso come finiranno tutti gli intrighi, intrecci e faide. Non ci dicono tutto tutto, se non fino alla fine. Ma su una cosa sono certa: sarà qualcosa che nessuno si aspetta!»