Gli amori infelici non finiscono mai? Intervista a Isabella Borghese
Quanto conta l'infelicità in una storia d'amore? Quanto pesa l'irrisolto?
Gli amori infelici non finiscono mai è il nuovo libro di Isabella Borghese che troverete in libreria dal 4 di ottobre.
Il titolo mi ha incuriosito da subito e dopo averlo letto non ho resistito alla possibilità di conoscere la sua autrice più da vicino, ecco cosa ci ha raccontato.
Quando ci si approccia a questo libro ci si aspetta che parli d’amore, un amore di quelli struggenti e irrisolti, ma in realtà ci si trova davanti a molto di più, a un intreccio di vite e di realtà inaspettato e mai scontato.
L’uomo senza volto è il protagonista maschile del tuo romanzo, come nasce questo personaggio?
Dalla voglia di farmi un regalo: potermi cimentare in un esercizio di scrittura a mio avviso speciale, unico, e che mi ha messo davanti al desiderio di sbizzarrirmi e di cercare “alternative” per far riconoscere i personaggi laddove non mi sarebbe stato possibile tramite la vista, nella dimensione della scrittura, chiaramente. Inoltre, non di meno importanza, nasce dalla curiosità di capire come possa davvero vivere un uomo prosopagnosico, che non riconosce i volti delle persone. Per questo ho avuto il piacere di confrontarmi non solo con la lettura dei testi di Oliver Sacks, ma soprattutto di chiacchierare e confrontarmi con Davide Rivolta, lo psichiatra che ha scritto Prosopagnosia. Un mondo di facce uguali. È da lui che mi son fatta seguire durante la stesura del libro. Ho sempre sottoposto alla sua lettura ogni capitolo dell’Uomo senza Volto, a fine scrittura.
Il romanzo è ricco di introspezione, i personaggi raccontano il mondo dal loro punto di vista, vedi Eszter, il personaggio femminile del libro e la vita che si muove intorno a lei sul 60, l’autobus che si fa sempre attendere. Perché questa donna è lì preposta ad osservare il mondo?
Osservare è, per me, il primo approccio verso gli altri e verso il mondo, per avvicinarsi a quello che ci circonda, e – soprattutto – per non scappare e guardare con sospetto e timore ciò che non si conosce. È importante concedersi sempre la possibilità di capire. Eszter, mi sembra chiaro che abbia questo stesso approccio sulle cose della vita e del mondo. In questa caratteristica lei mi somiglia.
Il titolo del tuo libro è la frase pronunciata da uno dei personaggi del romanzo di Sandor Marai “L’eredità di Eszter”, che legame c’è tra Isabella Borghese e Sandor Marai?
È un autore ungherese che sto leggendo e che amo profondamente, per la sua vita e per la sensibilità che emerge fuori con forza da ogni storia che ha scritto e ci ha voluto raccontare. In lui mi attrae la scoperta di una sensibilità molto femminile, delicata, quella che permette di entrare nell’anima delle persone. La prima volta che ho letto L’eredità di Eszter mi son detta che se non avessi saputo che fosse lui l’autore, avrei pensato alla firma di un’autrice donna. Non è da tutti, soprattutto non dall’uomo, questa sensibilità. Adesso mi sono venuti in mente, ad esempio La donna giusta, ma anche Le braci. Ma ce ne sono molti.
Quando ho terminato di leggere il tuo libro ho pensato al messaggio che mi fosse arrivato, in realtà mi sono resa conto che, in fondo, il messaggio che si poteva trarre non era universale, ma poteva variare a seconda di come venisse filtrato dalla propria intelligenza emotiva, era questa la tua intenzione?
Gli amori infelici non finiscono mai. Chiunque arriverà alla fine di questa storia spero percepisca chiara l’importanza dell’amore a prescindere di tutto. L’importante è che ci sia, in tutte le sue forme, in ogni sua dimensione.
Bisogna mettere in conto che l’infelicità, la tristezza, fanno parte della vita, e occorre accoglierle senza dannarsi.
Imparare a conviverci. Sono momenti che ci appartengono, tutti, nell’amore, nel quotidiano, l’infelicità come la felicità. È stupido sperare e/o credere di poter essere solo felici. Come non possiamo vivere solo “nell’infelicità”. E poi bisogna dare importanza al silenzio, come dimensione di vita fatto di infinite sfumature. Ci tengo moltissimo, in questo romanzo, al silenzio. E anche nella vita. Il silenzio è un “luogo/spazio” molto prezioso.
Gli amori infelici non finiscono mai, personalmente la considero una grande verità, secondo te c’è un perché?
Perché non può esistere nulla che appartenga all’animo umano che sia solo bello e felice, per dirla in breve. L’ho spiegato meglio nella domanda precedente.
Grazie Isabella.
Se siete interessati anche voi ad incontrare l’autrice seguite la pagina facebook dedicata al libro per conoscere tutti gli appuntamenti previsti nelle vostre città.
Nel frattempo, buona lettura!!