Gli Hives in concerto a Berlino (io c'ero!) ed opening act del tour di Pink 2013
Pink reggerà il palco dopo la band svedese garage punk? Dal vivo sono una bomba. Non è da tutti sapersi agitare in frac
Gli Hives saranno gruppo spalla (opening act) per le tappe negli Usa del tour di Pink, The Truth About Love. Il tour mondiale che prende il nome dall’ultimo album della cantante partirà a febbraio 2013 dagli Usa, per approdare in Europa ed Australia (almeno per ora non sono previste tappe in Italia). Gli Hives sono in tour in Europa (unica data italiana della band svedese è il 4 dicembre all’Alcatraz di Milano) per promuovere il loro ultimo album Lex Hives, uscito il Giugno scorso (accolto da tiepide recensioni) e quella di aprire i concerti Usa di Pink è un’ottima occasione per farsi ascoltare live (loro elemento di forza) dal pubblico americano, che li conosce marginalmente. Ma siamo sicuri che Pink abbia fatto i conti con l’oste? Non sono mai stata ad un concerto di Pink ma la scorsa settimana ho visto gli Hives a Berlino e forse non mi sono ancora ripresa, stiramento alla schiena compreso.
La location, il pubblico
È il 20 Novembre, “un noioso martedì di Novembre a Berlino“, come dirà qualche minuto dopo il cantante degli Hives, Pelle Almqvist, una volta sul palco, ma questo non ferma il pubblico dal raggiungere la Columbia Halle. L’arena è gremita, platea e galleria ospitano un pubblico eterogeneo: giovani, giovani come me, giovanissimi e genitori che accompagnano i giovanissimi. Scorgo due coppie, padre e figlio e mamma e figlio che si aggiungono al pubblico in platea, forse ce ne sono altre in in tutta l’arena e sono sicura che per nessuno c’è l’imbarazzo di trovarsi fuori posto, il pubblico dei concerti tedesco sa – forse meglio di altri – che la musica è un linguaggio universale.
La folla è variopinta, mi colpiscono dei particolari on e off-stage: i tecnici del palco (roadie) degli Hives sono vestiti di nero ed incappucciati come dei ninja. Sistemano cavi, ampli, casse e strumenti come artificieri in total black. Perchè? Resto tuttora con il dubbio, soprattutto perchè a fine concerto, smontando il palco, sono ancora bardati così. Accanto a me c’è una ragazza con ai piedi un paio di Converse davvero personalizzate, le scatto una foto e quando se ne accorge mi guarda un po’ stranita. Mi avrà scambiato per una feticista dei piedi? “I like your shoes!” le faccio e lei mi risponde sollevata con un sorridente “Thank you”.
Il concerto: Lex Hives e classici Hives
Dopo l’opening act dei Bronx (hard rock con pogo sostenuto) l’atmosfera della Columbia Halle si è scaldata, si scoprono i totem che stavano sul palco celati da panni neri: la scritta Hives in grandi lettere bianche al neon. Ecco arrivare gli Hives, meravigliosi con il loro frac nero e cilindro, non fosse per il palco e gli strumenti sembrerebbero usciti da un romanzo di Jane Austin ma l’illusione dura poco.
Eccoli partire con Come on, primo singolo da Lex Hives. Due chitarre, basso e batteria che picchiano veloci ma a volumi non esagerati ed il concerto è godibile (anche se nella folla ho scorto dei ragazzi con tappini nelle orecchie). Il concerto non finisce finchè “il ragazzo secco svedese non smette di cantare” dice Pelle Almqvist, autentico intrattenitore ed animale da palcoscenico che non perde tono di voce correndo e saltando sul palco.
Suonano brani quasi tutti da Lex Hives, tra cui i trascinanti Go Right Ahead, Wait a minute now, I want more (il riff di chitarra mi ricorda un po’ I Love Rock’n’roll degli Arrows)e Patrolling Days su cui mi sembra che la risposta del pubblico tedesco sia particolarmente sentita (“My patrolling days are over” : I miei giorni di pattuglia sono finiti) ma forse è un lascito della visita al Museo della Ddr che mi porto addosso. Il concerto scorre con pezzi tirati, veloci, pescando anche tra classici del repertorio Hives: Walk Idiot Walk, Hate to say I told you so, e Tic, tic boom! Lasciata per il bis come ciliegina sulla torta: il pubblico è ormai in due settori, pogo nella prima parte della platea e moderati a seguire.
E sul finire, dopo due ore di concerto saltando ed urlando, quattro giorni di cammino per Berlino sull’ultimo salto arriva secco lo stiramento alla schiena.
Meno male che il ragazzo secco svedese ha finito di cantare.