Il fumetto di Zerocalcare su Kobane dovrebbero leggerlo tutti
Il toccante racconto del viaggio a Kobane del famoso fumettista
Succede, anche piuttosto spesso, di fruire in maniera passiva la comunicazione di telegiornali, radio e giornali.
Succede che spesso questa comunicazione ci entri in testa solo come “fatto di cronaca” e vuoi per mancanza di tempo, vuoi per pigrizia.. vuoi “quello che succede fuori dall’Italia non mi interessa”, tendiamo a non approfondire “il bombardamento, l’attacco, le cause, le conseguenze”.
E io, lo ammetto, “questa storia dell’Isis” l’avevo solo presa come dato di fatto.
Si, mi era capitato di vedere su “Piazza Pulita” i reportage di Corrado Formigli a Kobane, mi ci ero anche commossa a vedere quei ragazzini vestiti grossolanamente da soldati con artiglieria sui generis che neanche i nostri nonni durante la seconda guerra mondiale.
Un po’ un’armata Brancaleone.
Ma forse non avevo approfondito abbastanza.
Poi però, siccome comprare l’Internazionale il sabato fa tanto “radical chic”, ieri l’ho comprato. E siccome comprare l’Internazionale con l’allegato di Zerocalcare fa anche figo, l’ho comprato e pubblicato su tutti i miei social.
Non voglio far polemica, anche perché sono la prima ad ammettere la mia ignoranza sull’argomento.
Ho letto tutto d’un fiato il fumetto di Zerocalcare.
Stupendo. Ma non finisce qui.
Ho capito finalmente cosa succede a Kobane. E voi mi direte, ma c’era bisogno di comprare il fumetto per capirlo?
Si.
Si, perché a volte rendere una comunicazione “leggera” permette di essere più incisivi e più penetranti nelle coscienze altrui.
Perché “lo spiegone” su Repubblica del famosissimo corrispondente di guerra.. sono sincera… lo avrei letto, ma lo avrei abbandonato dopo 4 righe.
Vuoi per il tempo, vuoi per la noia, vuoi perché a volte non si vuole “peggiorare” il proprio stato d’animo.
Fatto sta che ora so’ cosa succede a Kobane.
kobane
Quello che io non sapevo e che Zerocalcare racconta in maniera molto semplice ma molto profonda tramite la sua esperienza in un campo a Kobane, è questo e ve ne trascrivo i testi:
I Curdi sono un popolo diviso in quattro stati Turchia, Siria, Iraq e Iran. In ognuno di questi stati la loro identità è stata repressa e assimilata.
Dal 2011, durante la guerra interna Siriana, i Curdi Siriani hanno proclamato l’autonomia di una striscia di terra divisa in tre cantoni, Il ROJAVA (e chi l’aveva mai sentito?!?), retto da un confederalismo demoracrito regolato da un contratto sociale basato sulla convivenza etnica e religiosa, la partecipazione, l’emancipazione femminile, la ridistribuzione delle ricchezze e l’ecologia.
Fermi un secondo.. avete letto bene? Convivenza etnica e religiosa, emancipazione femminile! E la sapete la cosa bella.. sono (perlopiù) Musulmani.
Eh si.. carramba che sorpresa, i Musulmani che parlano di emancipazione femminile. Strano no?
Continua Zerocalcare:
L’avanzata dell’Isis in Siria è arrivata fino al Rojava. Molti villaggi sono stati occupati e migliaia di persone sono scappate per sfuggire ai massacri e ai rapimenti del califfato.
Kobane però resiste. Da mesi le due unità di protezione del popolo curde. YPJ (femminile) e YPG (mista). No ma pensa te.. combattono anche le donne.
Tengono testa all’assedio dell’ISIS nonostante la sproporzione di mezzi e armi.
Questo per dire che..
I Musulmani non sono l’Isis. L’Islam non è l’Isis.
La religione è probabilmente il fumo negli occhi per nascondere mire più ampie.
Ma non ho fatto la scoperta dell’acqua calda.
Questo è per dire che.. siamo tutti capaci ad urlare “Je suis Charlie” ma conosciamo fino in fondo lo scenario reale?
Io non lo conoscevo.
Ora ho le idee un po’ più chiare.
Quindi prima di fare, come al solito, di tutta l’erba un fascio, pensateci un momento prima di aprire bocca. Lo dico per voi. Ci fate più bella figura.
Per chi volesse approfondire la questione e aiutare la popolazione curda a Kobane può leggere qualcosa sulla pagina facebook di Rojava Calling