La sorgente dell'amore, da oggi al cinema
Dopo i bellissimi “Train de vie” e “Il concerto”, ecco l'ultima grande opera di Radu Mihaileanu: La sorgente dell'amore
Siamo nei giorni nostri, in un piccolo e sperduto villaggio tra Nord Africa e Medio Oriente.
Qui le donne, come tradizione vuole, sono addette per tradizione all’approvvigionamento dell’acqua.
Peccato che questo significhi doversi recare quotidianamente a riempire secchi in cima ad una montagna.
Nel corso degli anni tale sforzo è costato a molte di loro la perdita dei bambini che portavano in grembo. Ma un giorno Leila, giovane sposa venuta dal sud, convince le compagne ad indire uno sciopero dell’amore, ossia nessuna acconsentirà ad avere rapporti sessuali sino a quando non saranno gli uomini a farsi carico del disagio del mancato acquedotto.
La nuova commedia di Radu Mihaileanu, noto per i bellissimi “Train de vie” e “Il concerto”, trae ispirazione sia dalla Lisistrata di Aristofane, sia dalla storia recente di un villaggio turco.
Di fatto come ha raccontato lo stesso regista, tutto ha avuto inizio con un fatto di cronaca avvenuto in Turchia nel 2001.
Fin dalla notte dei tempi, le donne di un piccolo villaggio tradizionale andavano ogni giorno a prendere l’acqua alla sorgente in cima a una montagna vicina e la riportavano al villaggio in pesanti secchi colmi fino all’orlo che spezzavano loro le spalle.
A seguito di una serie di incidenti, le donne decisero di prendere in mano il loro destino e iniziarono uno sciopero dell’amore per convincere gli uomini a costruire una rete idrica nel villaggio.
All’inizio gli uomini non presero sul serio le donne e ci furono episodi di violenza. Le donne non si arresero e alla fine la diatriba fu risolta dal governo.
Ma a livello più metaforico, il regista si è anche ispirato a Lisistrata di Aristofane, in cui una donna, di fronte all’indifferenza degli uomini, indice lo sciopero dell’amore per mettere fine alla guerra.
La sorgente dell’amore è un film a favore della bellezza della donna e della bellezza dell’amore, un amore che tuttavia deve affermarsi liberamente, a rischio di mettere a repentaglio una relazione. Questo film è un grido d’amore di alcune donne che dicono ai propri uomini: “Amateci e guardateci”. Perché l’amore comincia dallo sguardo.
L’acqua qui è anche metafora dell’amore. In alcuni canti arabi tradizionali, si dice che l’uomo deve “innaffiare” la donna, come se fosse un fiore o una terra fertile. E le donne chiedono ai loro uomini di non dimenticarsi di annaffiarle.
In altre parole, di non trascurarle e di continuare a guardarle. Finché gli uomini non portano l’acqua al villaggio, non possono innaffiare le donne. La siccità che colpisce il villaggio è dunque una metafora del cuore che si inaridisce.
E un film che fa riflettere, che porta tematiche apparentemente scontate ad un livello di analisi superiore.
E’un contributo alla consapevolezza di genere, una riflessione sull’amore e sul dono delle donne, che amano profondamente gli uomini prima che combatterli e che vogliono cooperare con loro per rendere questo mondo comune migliore.
Da vedere, magari con il proprio uomo, la consapevolezza non è mai troppa.