Maxi blitz a Palermo, arrestato anche Daniele Santoianni, ex concorrente del Grande Fratello 10
Maxi blitz a Palermo, tra i 91 arrestati c'è anche Daniele Santoianni, ex concorrente del Grande Fratello 10; ecco cos'è successo
Maxi blitz della Guardia di Finanza a Palermo si è concluso col l’arresto di 91 persone. Si tratta di boss, estorsori, prestanome e gregari appartenenti a 2 storici clan mafiosi palermitani, Arenella e Acquasanta. L’operazione è stata coordinata dalla Dda di Palermo guidata da Francesco Lo Voi. Tra gli arrestati c’è anche Daniele Santoianni, ex concorrente del Grande Fratello 10. Ecco cos’è accaduto e come si sono svolte le operazioni.
La Guardia di Finanza ha eseguito nella mattinata del 12 maggio 2020 una maxi operazione contro due noti clan mafiosi palermitani: dell’Arenella e dell’Acquasanta. Il maxi blitz è stato coordinato dalla Direzione distrettuale dell’antimafia di Palermo guidata da Francesco Lo Voi.
Sono state arrestate 91 persone, molte di loro membri di due note famiglie palermitane, i Fontana e i Ferrante. Tra gli arrestati c’è anche Daniele Santoianni, ex concorrente del Grande Fratello 10, finito ai domiciliari. L’ex gieffino è stato accusato di essere un prestanome per una società che si occupa della vendita del caffè e di aver contribuito al riciclaggio di soldi, alimentando il flusso di denaro da Palermo a Milano.
Per i 91 arrestati le accuse variano. Si parla di associazione mafiosa, intestazione fittizia di beni, traffico di droga, estorsione, truffa, frode sportiva, ricettazione e riciclaggio.
Nel maxi blitz sono stati impiegati 500 uomini delle Fiamme Gialle, un mezzo aereo e di unità cinofile addestrate per la ricerca di valuta, armi e sostanze stupefacenti.
Il giudice ha parlato della situazione attuale nella zona che avrebbe spinto alcuni clan a ricercare liquidità:
“Dall’altra, il blocco delle attività di tanti esercizi commerciali o di piccole e medie imprese ha cagionato una crisi di liquidità difficilmente reversibile per numerose realtà produttive, in relazione alle quali un ‘interessato sostegno’ potrebbe manifestarsi nelle azioni tipiche dell’organizzazione criminale, vale a dire l’usura, il riciclaggio, l’intestazione fittizia di beni, suscettibili di evolversi in forme di estorsione o, comunque, di intera sottrazione di aziende ai danni del titolare originario”.
Il giudice ha concluso così le sue spiegazioni:
“Con la crisi di liquidità di cui soffrono imprenditori e commercianti, i componenti dell’organizzazione mafiosa potrebbero intervenire dando fondo ai loro capitali illecitamente accumulati per praticare l’usura e per poi rilevare beni e aziende con manovre estorsive, in tal modo ulteriormente alterando la libera concorrenza tra operatori economici sul territorio e indebolendo i meccanismi di protezione dei lavoratori-dipendenti”.