Melt a plot: concorso di scrittura collettiva per sceneggiature
Vorresti scrivere una sceneggiatura per il cinema? Allora non perdere tempo e diventa un meltaplotter, ecco come fare...
Non so se sembra anche a voi ma ultimamente va parecchio di moda il concetto di lavoro collettivo (o assente, ma questa è un’altra storia). Non partirò con un elogio del socialismo reale ma vi parlerò del concorso online Melt a plot, indetto da Rai Cinema e Tempesta che mette in palio un contratto per scrivere una sceneggiatura.
Come si arriva, soli, ad essere vincitori? Passando attraverso un lavoro di gruppo, di scrittura collettiva, partendo da un incipit per contribuire alla creazione di una o più storie. Si hanno a disposizione un massimo di 5 “brick” (testi di 140 caratteri) da utilizzare su una o più storie. Si può scegliere un incipit tra quelli proposti ed attaccare il proprio brick a quello, oppure ad un altro brick scritto da un altro utente, seguendo la linea dettata da questo o stravolgendo del tutto la storia.
La narrazione quindi si genera attraverso i contributi di tutti, cambia percorso, personaggi ecc… tutte le variabili del racconto sono in mano agli utenti (meltaplotter) ed i brick più fecondi, ossia quelli che permettono alle storie di progredire e quelli più amati (con un sistema di like/cuoricini) vanno avanti.
Periodicamente verrà scelta la storia migliore generata da ogni incipit, ossia la più proseguita, permettendo di andare avanti solo con quella parte di storia, congelando (con il meccanismo del freeze) le altre deviazioni della storia.
Alla fine le storie più votate vanno in finale assieme ai propri meltaplotter per aggiudicarsi il premio finale dove, restando in tema cinematografico, “ne rimarrà soltanto uno” con la possibilità di scrivere una sceneggiatura.
L’idea vi alletta? Allora cominciate a scaldare i polpastrelli, potete giocare loggandovi con il vostro profilo Facebook, Twitter o Google + e cominciare a mettere il primo mattoncino della vostra (ma non solo) storia.
Guardando Melt a plot penso ad altri progetti come Italy in a Day di Gabriele Salvatores o il concorso We have a dream di scrittura collettiva di Scuola Holden e Telecom e mi chiedo se la rivoluzione digitale non abbia permesso di collettivizzare la creatività, creato una sorta di lunghezza d’onda a cui lavorare a più mani, in community, allenando la mente a confrontarsi con altre idee e proposte?