Michele Merlo, la rabbia del papà: “Lo hanno mandato a casa”
Il papà di Michele, Domenico Merlo, si sfoga sui social: il figlio era stato mandato a casa dal pronto soccorso per un errore medico
Michele Merlo, purtroppo, non ce l’ha fatta. Il cantante si è spento questa notte nel nosocomio bolognese dove era ricoverato a seguito di un’emorragia cerebrale scatenata da leucemia fulminante. Ora, si fa sentire la rabbia del papà Domenico.
Il genitore ha spiegato che il ragazzo era già andato in pronto soccorso, la sera prima per i forti dolori che lo tormentavano. Già da giorni il ragazzo aveva un forte mal di gola accompagnato da un fastidioso mal di testa.
I sintomi, però, sono stati scambiati per una banale influenza e il giovane è stato rimandato a casa. Il rammarico per questo episodio si fa sentire, non solo da parte della famiglia ma da tutto il mondo dello spettacolo e dai fan che oggi, stanno mandando infiniti messaggi di cordoglio. Domenico Merlo racconta:
Lo hanno mandato a casa, dicevano che intasava il pronto soccorso per due placche alla gola. È andato al pronto soccorso di Vergato in piena autonomia. Lamentava dei sintomi che un medico accorto avrebbe colto. Aveva una forte emicrania da giorni, dolori al collo e placche in gola, un segnale tipico della leucemia. Se l’avessero visitato avrebbero visto che aveva degli ematomi. Non abbiamo un referto medico ma un braccialetto col codice a barre che io ho a casa.
Il ragazzo si era subito messo in contatto con la fidanzata che lo stava aspettando a casa: “E un audio che mio figlio ha mandato alla morosa: ‘Sono incazzato, mi hanno detto che intaso il pronto soccorso per due placche in gola’. Invece lui era stanco”.
Michele aveva due braccia così. Faceva sport, non beveva, non ha mai usato droghe, gli piaceva la bella vita, mangiare bene, le cose belle, ha girato l’Italia in lungo e in largo. Non posso dire se ha riferito al medico di avere, oltre agli altri sintomi, sangue dal naso – come ha avuto – e giramenti di testa. A Vergato gli hanno dato degli antibiotici da prendere: quando l’hanno mandato a casa aveva 38,5-39 di febbre. Ma non fidandosi, il giorno dopo ha chiamato il suo medico di famiglia a Bassano, che invece gli ha consigliato un altro antibiotico. Senza vederlo, però. La terapia iniziale era sbagliata a prescindere.
Ora, anche l’AUSL di Bologna ha avviato un’indagine interna per capire cosa sia davvero successo a Michele, il papà conclude: “Il primo soccorso, nella serata in cui mio figlio è finito in ospedale, è stato condizionato da un medico non proprio professionale che non può fare quel tipo di interventi, non tiene la tensione quando è sotto stress. Non voglio puntare il dito contro nessuno. Mi interessa che certi errori non si debbano ripetere, se di errori si tratta. Che chi ha sbagliato così oggi non sbagli domani.”