Top 5 commedie italiane sul mondo del lavoro
Salutato il posto fisso, ecco come il cinema racconta la generazione precaria
La ricerca di lavoro è un momento delicato della vita di ciascuno.
A 2 giorni dal primo maggio, festa dei lavoratori, le prospettive non sono rosee: la crisi economica scoppiata ormai 7 anni fa e non ancora scongiurata, lo scontro tra ambizioni professionali e il mercato del lavoro, la contingenza delle necessità economiche a cui dover provvedere hanno creato condizioni difficili in cui trovare lavoro.
Il cinema italiano negli ultimi anni ha raccontato il mondo del lavoro attraverso delle produzioni tra la commedia amara e il film di denuncia che ben raccontano il complesso scenario in cui il sacrosanto diritto al lavoro si incontra con i compromessi e le contraddizioni a cui spesso ci si trova davanti. Ecco cinque film italiani che, con i toni del realismo che incontra l’assurdo, raccontano della disperata, ma mai impossibile ricerca di lavoro.
5. L’intrepido
Ben oltre il concetto di precariato in questo film assistiamo addirittura a un “precariato a ore”. Diretto da Gianni Amelio, in questo film del 2013 Antonio Albanese è Antonio Pane, un cinquantenne disoccupato che senza perdersi d’animo si arrangia come può per sbarcare il lunario. Non trovando un lavoro regolare, ne fa tanti e diversi proponendosi come sostituto di altri lavoratori, come autista di tram, cameriere, muratore, imbianchino, pony express: quando qualcuno non può lavorare lui lo sostituisce con un’incrollabile fiducia in un futuro migliore.
4. Workers – pronti a tutto
Ricordate la polemica del 2012 dell’allora ministro del lavoro Elsa Fornero che rimproverava ai giovani italiani di essere troppo choosy (n.d.r. schizzinosi) nell’accettare lavoro? Beh, i lavoratori di Workers, film del 2012 diretto da Lorenzo Vignolo, provano l’esatto contrario. I titolari dell’agenzia interinale Workers raccontano a una cena a quattro del loro lavoro e di come abbiano “piazzato” improbabili candidati pronti svolgere qualsiasi impiego, pur di lavorare. Tra grottesco e commedia, ecco tre casi di lavoratori che hanno dell’eclatante: il badante di un tetraplegico sboccato, cocainomane e alcolizzato, il masturbatore di tori e la truccatrice di defunti.
3. Scusate se esisto
Il sessimo nel mondo del lavoro viene affrontato con ironia e determinazione in questo film di Riccardo Milani del 2014. Cosa fareste se, dopo una brillante carriera universitaria e tanti anni di lavoro all’estero, il lavoro dei vostri sogni in Italia vi venisse precluso solo perché siete donne? La risposta dell’architetto Serena Bruno (Paola Cortellesi) sarà fingersi la segretaria di sé stessa in versione maschile come architetto Bruno Serena, interpretato agli occhi del capoufficio dall’amico gay Francesco (Raul Bova) che le reggerà il gioco.
In un caleidoscopio di gag, Scusate se esisto mette in luce uno scenario in cui donne preparate sul lavoro vengono interpellate per fare il caffè o devono nascondere incipienti gravidanze per paura di discriminazioni sul posto di lavoro.
2. Tutta la vita davanti
Generazione call-center viene da pensare davanti a questo film di Paolo Virzì del 2008 in cui Marta (Isabella Ragonese), una giovane neolaureata in teologia, si trova suo malgrado a lavorare in un call-center dove vende elettrodomestici. Tra precariato, sfruttamento e illusioni si snoda una vicenda che tocca i toni della tragedia in mezzo al sorriso. La morale? Mai perdere la speranza.
1. Smetto quando voglio
Il sottotitolo di Smetto quando voglio la dice lunga sul senso di questo film del 2014 diretto da Sydney Sibilia: “meglio ricercati che ricercatori“. La crisi del sistema universitario italiano spinge un manipolo di precari e brillanti laureati a riciclarsi nel mondo criminale della spaccio di droga. Sintetizzando una nuova droga legale, il gruppo capitanato dal brillante neuro biologo Pietro Zinni (Edoardo Leo) diventa presto leader nel mercato, trovandosi al tavolo con i cattivi veri. In una serie di gag e trovate esilaranti, la diaria della prigione con vitto e alloggio di fronte sarà un appetibile traguardo di fronte alla disoccupazione.