Viggo Mortensen alla Festa del Cinema di Roma
L’interprete de Il Signore degli Anelli ci ha svelato i segreti della sua trentennale carriera, tra film cult e sogni nel cassetto
Camicia floreale, occhi azzurri e sorriso smagliante. È arrivato a Roma Viggo Mortensen, l’indimenticabile Signore degli Anelli della trilogia di Peter Jackson. Un attore poliedrico che ha incantato l’undicesima edizione della Festa del Cinema di Roma con la sua performance in Captain Fantastic, la commedia di Matt Ross in cui è un padre disposto a tutto per liberare i figli dalle catene del nozionismo occidentale: “È uno dei migliori copioni che ho letto negli anni – ha affermato l’interprete di Delitto perfetto – quando mi hanno rivelato il titolo mi sono chiesto, sarà un personaggio dei fumetti?”.
Captain Fantastic non è così diverso dal divo di A History of Violence che, visto da vicino, è altrettanto colto e irresistibile: “Per molti versi sono simile al personaggio che interpreto, è un modello familiare basato sull’onesta e il dialogo aperto. Captain Fantastic è un uomo estremo e inflessibile. Credo bisogni amare il personaggio che si interpreta”. Dopo gli elogi alla pellicola di Matt Ross, Viggo Mortensen ci ha rivelato il suo ambizioso sogno nel cassetto: “Quest’anno avrei dovuto girare il mio primo film da regista ma il budget non era sufficiente. Mi auguro di realizzarlo l’anno prossimo”.
Nonostante l’imminente debutto dietro la macchina da presa, Viggo Mortensen è un attore con una carriera trentennale alle spalle. Un interprete eccezionale esploso sul grande schermo grazie alla passione tramandatagli dalla madre: “Amavo andare al cinema con mia madre. Mi portava a vedere Lawrence D’Arabia e Ben-Hur, film complessi per un bambino di quattro, cinque anni. Da ragazzo non pensavo di fare l’attore, ero un tipo timido. Ho iniziato per curiosità”.
Viggo Mortensen ci ha così regalato alcuni dei personaggi più simbolici della settima arte, dall’anti-eroe di The Road al villain di A History of a Violence: “Alcuni ruoli sono più impegnativi di altri ma non ho preferenze. Credo sia fondamentale accettare il punto di vista del personaggio e adorarlo per quello che è”.
Tra i ruoli che Mortensen non era convinto di accettare c’è anche Aragorn, il mito di Arda creato da Tolkien: “Quando mi hanno chiamato per partire per la Nuova Zelanda non mi sentivo pronto. Mio figlio mi ha detto che ero matto a non accettare un ruolo così”. Il resto della storia la conosciamo perché Aragorn è divenuto uno dei più grandi simboli del cinema fantasy contemporaneo.
Eppure, secondo le dichiarazioni dell’attore, il backstage della trilogia de Il signore degli anelli era molto meno magico di quello che abbiamo visto sul grande schermo: “Quando recitavo non c’era niente. Brandivo la spada ma ero solo nella stanza verde. A volte ci si sente un idiota a girare un film così ma è sbagliato. L’unico modo per convincere gli altri è crederci tu stesso”. E noi crediamo in Viggo Mortensen, un attore, poeta, fotografo e musicista che, sotto sotto, si sente uno di noi: “ Tutti sono artisti nel modo in cui guardano un film o camminano per strada. La cosa più importante è essere presenti. Se ci sei, sei un artista!”.