Scrivere per un magazine femminile: guida e consigli
Dal blogging al giornalismo: il passo è breve, complicato o impossibile? Vi racconto la mia esperienza!
La diatriba è aperta più che mai, soprattutto adesso che il blogger ha una sua identità ben definita e si è ricavato una nicchia professionale non indifferente. Sto parlando di quella vecchia storia che comincia con “Ma il blogger è un giornalista?” e finisce con “Ma il giornalista tradizionale può ritagliarsi uno spazio sul web?”. La risposta è soggettiva, perché un blogger molto trasversale e molto bravo, facendo molta gavetta, può ritagliarsi uno spazio sui giornali e, viceversa, un giornalista tradizionale molto aperto può diventare un blogger in gamba. Al di là di questi limiti, ecco una piccola guida per porsi nel migliore dei modi con magazine e riviste tradizionali che lavorano anche sul web con un sito dedicato. Nessun insegnamento: io vi racconto la mia personale esperienza, e voi mi dite cosa ne pensate. Ci state?
Scrivere sul web ha la stessa dignità che scrivere sulla carta
Innanzitutto, come potete bene immaginare, le riviste, i femminili e i periodici di carta che leggete comodamente seduti in poltrona, hanno una redazione. Ogni redazione fa capo a un direttore, che coordina e il più delle volte orienta le scelte editoriali. La redazione fa delle proposte, che vengono poi presentate al direttore: l’ultima parola, di solito, spetta a lui. Questa gerarchia rimane anche nella versione web del vostro settimanale. Se lo vedete sul web non vuol dire che l’organizzazione di quei contenuti sia “impalpabile”, rispetto a quella della versione cartacea. Hanno pari dignità e dietro la loro creazione ci sono dei professionisti. Per cui, il mio primo consiglio è di non partire pensando: “Se sono una blogger, so scrivere sul web anche per un magazine”, perché spesso questo collegamento non è così ovvio.
Ogni testata ha il suo linguaggio e il suo tono di voce
Senza fare una lezione di giornalismo (perché non sono proprio la persona adatta), potrete immaginare benissimo che ogni testata ha il suo linguaggio, la sua linea editoriale, i suoi topic, le sue atmosfere. I giornalisti di Vanity Fair scrivono cose diverse da quelli di Cosmopolitan e di Tustyle ma non solo: hanno anche uno stile completamente diversificato. Sul web, si trascinano dietro questa impostazione e sta a voi coglierla e, se sapete farlo, traslarla in parole. Per quanto gli articoli delle versioni web siano effettivamente più “leggeri” e meno approfonditi di quelli del cartaceo, rimane comunque fondamentale saper cogliere le differenze. Dire “magazine femminile” o “magazine di costume” non basta.
Lavora di personal branding
Come si arriva a scrivere per le testate online a tema femminile? La mia esperienza e quella di centinaia di colleghe con il mio background professionale parla chiaro: ci vuole gavetta e pazienza. Se vi sembrano frasi fatte, partite col piede sbagliato: per farvi conoscere serve un curriculum e questo curriculum lo create scrivendo (molto e bene), eventualmente specializzandovi in un settore (moda, viaggi, cucina, cinema e tv) e lavorando anche su portali piccoli e poco conosciuti. Io ho cominciato nel 2006 con i blog e nel 2010 sulla carta. E senza conoscere nessuno: il mio supporto alla giornalista per cui scrivevo i trafili e le spalle dipendeva tutto dal fatto che ero velocissima a reperire informazioni e interviste, proprio perché venivo dal web e dai social newtork (che all’epoca usavo già attivamente). Per un giornalista di carta stampata, che ha ritmi totalmente diversi da quelli dei blogger, tutto questo è un aiuto e un sostegno non indifferente. Se non avessi avuto esperienza online, la giornalista del settimanale mi avrebbe notata? Non importa come scrivi e quanto bene lo fai: il principale problema del settore è arrivare alle orecchie e sotto gli occhi giusti. È un sentiero tortuosissimo, ma la perseveranza aiuta. Lavorare bene sul web e sui social, offrendo una buona immagine di sé ed eventualmente incrementando i propri contatti, aiuta certamente a farsi notare dalle redazioni, anche perché avere molti contatti significa dare molta diffusione agli articoli che si scrivono.
E l'italiano?
Scrivere bene è un conto, sapersi adeguare a linguaggi e ritmi delle singole testate è fondamentale, ma siete certe che la scrittura faccia per voi? La regola del “conoscere l’italiano” vale per un blogger ma anche per un giornalista, e vale anche per il giornalista che diventa blogger, e viceversa. Se mancano le basi, proporvi a chiunque abbia uno spazio editoriale da offrire solo perché avete molti contatti sui social è assolutamente inutile. E se vi state chiedendo se una delle principali caratteristiche per riuscire a raggiungere le redazioni di livello sia l’umiltà, non vi sbagliate di certo. E vale sul web e ovunque!