Tre fotografe che ritraggono le donne: Sara Moon, Lillian Bassman e Francesca Woodman
Continuiamo a scoprire chi sono le donne che fanno parte delle storia della fotografia
Ritorniamo a parlare di donna e fotografia e scopriamo altre tre donne professioniste dello scatto che vale la pena conoscere.
Inizio con questa frase che mi ha colpito e che infondo rispecchia la mia idea, in effetti tendiamo ad immortalare tutti i momenti che vogliamo congelare e ricordare per sempre.
«Ogni fotografia è l’ultimo testimone, se non l’ultima testimonianza, di un momento che altrimenti sarebbe perduto per sempre»
Sarah Moon
Sara Moon, in verità si chiama Marielle Hadengue, nasce durante la seconda guerra mondiale, negli anni 60 si trova a Londra dove inizia la sua carriera da modella, solo dopo arriva alla fotografia decidendo di passare dall’altra parte dell’obiettivo, rimanendo legata all’ambiente della moda. Il suo stile si dimostra presto unico e inconfondibile per i tempi che vive, rappresenta la donna come una visione irraggiungibile, in studio ricrea scene e immagini oniriche, impalpabili e lontane, come memorie. Lavora con nomi noti della moda e nel 1972 realizza anche un calendario Pirelli.
Lillian Bassman, si avvicina alla fotografia tra gli anni 40/60 non come autrice di scatti fotografici, ma come promotrice di altri nomi importanti come Richard Avedon, Robert Frank, Louis Faurer e Arnold Newman. Inizia successivamente a realizzare alcuni lavori personali dedicati alla bellezza femminile, che dichiara lei stessa di ricercare nelle mani e nel collo delle modelle. I suoi scatti in bianco e nero sono di una delicatezza, eleganza e seduzione fortemente innovativa rispetto ai canoni della moda dell’epoca. Negli anni ’90 si avvicina anche alla fotografia digitale e anche attraverso la manipolazione con Photoshop crea una nuova serie di lavori dai forti contrasti tra luce e buio.
Francesca Woodman, ha avuto una vita breve, ma ha influenzato a suo modo la fotografia degli ultimi decenni del XX secolo. Le prime tre righe che la descrivono su Wikipedia rendono bene l’idea della sua ricerca e stile fotografico. Appariva in molte delle proprie fotografie e il suo lavoro si concentrava soprattutto sul suo corpo e su ciò che lo circondava, riuscendo spesso a fonderli insieme con abilità. La Woodman usava in gran parte esposizioni lunghe o la doppia esposizione, in modo da poter partecipare attivamente all’impressionamento della pellicola. Nelle sue foto compaiono anche l’amica fotografa Sloan Rankin Keck e il compagno Benjamin Moore.
Muore suicida a solo 22 anni, ma le sue opere vengono ancora esposte e tutt’oggi le viene riconosciuto il merito di aver reimpostato i canoni della fotografia assumendo il linguaggio dell’arte.
Devo dire che ogni volta che ricerco nuove donne che con le loro foto hanno fatto la storia della fotografia, mi sento ispirata, voi no?