Vacanze a Palermo, 20 cose da fare assolutamente
Palermo è una città tutta da scoprire dove perdersi tra i palazzi decadenti e il percorso Unesco arabo-normanno, ma ci sono delle cose che si devono assolutamente fare in città, ecco quali
Palermo è la città dai mille volti, popolare e nobiliare, musulmana, araba, ebraica e cattolica, la città tutta porto un tempo attraversata da due fiumi Kemonia e Papireto, città di ladroni ed eroi, in questo articolo andremo alla scoperta delle venti cose che devi assolutamente fare se vieni a Palermo.
Prima però occorrono alcune dovute premesse per farti calare dentro il contesto: definire questa città è impossibile, è un caleidoscopio di emozioni tra scorci dalla bellezza struggente, gli stili architettonici che si sovrappongono, le mille sfumature d’umanità che la attraversano dalla miseria fino alla nobiltà, è decadente e contemporanea, affascinante e spaventosa.
Palermo è odore di munnizza (spazzatura) e gelsomino. Sta a te, caparbio viaggiatore vedere quello che ci vuoi vedere, trovare quello che cerchi. O la odi o la ami, non ti dà spazio per le vie di mezzo, l’unica certezza è che a Palermo non ci si annoia mai. Negli ultimi dieci anni la città è cambiata molto, dopo la consacrazione da parte dell’Unesco del percorso Arabo-Normanno come patrimonio dell’umanità che coinvolge il centro di Palermo, Cefalù e Monreale, dopo l’anno in cui fu proclamata capitale europea della cultura e in cui ha ospitato la biennale nomade d’arte contemporanea Manifesta, Palermo ha finalmente svelato la sua bellezza al mondo senza vergogna per il suo passato segnato dalla mafia, e ha spalancato porte polverose di sontuosi palazzi, monumenti, chiese, cripte, terrazze e giardini.
È incastonata tra mille contraddizioni, tra mare e montagna, ricchezza e povertà, se le giuri amore puoi starne certo sarà finché morte non vi separi. Le cose da vedere e le esperienze da fare sono tantissime uniche e autentiche come solo Palermo sa essere.
“Acchianata” a Monte Pellegrino
La prima cosa che bisogna fare appena arrivati a Palermo è salutare la patrona della città, la Santuzza Rosalia con una bella “acchianata” (pellegrinaggio) sul monte sacro: monte Pellegrino, che domina la città proteggendola. C’è un antico percorso da fare a piedi che porta al santuario che si trova dentro una grotta, durante il cammino potrai godere di un panorama mozzafiato che sovrasta la città, il primo passo per orientarti è affidarti alla santa protettrice.
Monte Pellegrino dichiarato da Goethe “il più bel promontorio del mondo“, è un massiccio montuoso di rocce carbonatiche con prevalenza di calcari, alto 606 metri. Il percorso che consigliamo di fare è quello della scala vecchia che dalle falde del Monte conduce al Santuario di Santa Rosalia e che i Palermitani, in pellegrinaggio, durante la cosiddetta “acchianata”, risalgono nella notte tra il 3 ed il 4 settembre per andare a pregare la Santa la dove visse l’ultima parte della sua vita e morì. Lungo il percorso, volendo dar modo al Pellegrino di sostare in preghiera, sono state erette delle Cappelle Votive dedicata a S. Rosalia.
Un bagno al mare
Un bagno a mare, se sei a Palermo in estate non potrai esimerti dal fare un bagno al mare, se preferisci la sabbia vai a Mondello, se preferisci gli scogli vai alla riserva di Capo Gallo, raggiungibile da due lati, o proseguendo per la strada che porta a Mondello, oppure dal lato di Sferracavallo.
Con la seconda opzione potrai anche fare un percorso di trekking. Metti un cappellino, portati dell’acqua e qualcosa da mangiare perché è una riserva, non ci sono bar e il percorso, naturalisticamente stupendo, è sotto il sole e in estate il sole in Sicilia si fa sentire.
Mangiare la scorzonera
Mangiare la scorzonera è un antico rituale tipico dei giorni di festa per i palermitani, durante la passeggiata sul lungomare del Foro Italico, ci si imbatte inevitabilmente nella gelateria più antica di Palermo, lo storico bar Ilardo, dove da tradizione si gustava un gelato scorzonera, un pezzo duro di gelato.
Sembra che in origine il gelato alla scorzonera, ottenuto dall’essenza della omonima pianta, fosse un gusto a sé stante che veniva unito a quelli di gelsomino e cannella per creare una meravigliosa armonia di colori, profumi e sapori. Nel tempo, anche se il gusto “scorsoniera” non è stato più prodotto, ha lasciato in eredità il proprio nome alla felice combinazione degli altri due gusti gelsomino e cannella. Se venite a Palermo nelle calde sere d’estate non negatevi questo piacere.
Visita al mercato storico di Ballarò
Visita il mercato di Ballarò. Sono imperdibili i mercati della città, se vuoi calarti completamente dentro uno dei contesti più autentici dove puoi davvero afferrare l’essenza della città. Questo è il mercato più vivo della città, ma Ballarò negli ultimi tempi è diventata molto altro, già luogo simbolo di integrazione tra vari popoli e cultura da qualche tempo è anche il simbolo di resistenza e di rinascita, da quando un gruppo di associazioni, attivisti e militanti hanno costituito il comitato cittadino Sos Ballarò che grazie ad una costante interlocuzione con il comune, con i residenti, i commercianti e gli imprenditori, cerca di migliorare e salvaguardare il mercato storico e di valorizzarlo.
Salire sul tetto della torre medievale di San Nicolò
Non perdete una visita alla torre medievale di San Nicolò dove dal tetto potrete ammirare la città dall’alto grazie ad una vista mozzafiato sui tetti e le cupole. Fatevi raccontare storie e leggende dagli appassionati ragazzi della cooperativa turistica Terradamare che gestisce la torre e anche alla chiesa del Carmine Maggiore, altro posto consigliato per una visita come anche la chiesa barocca di Casa Professa (quest’ultima non è gestita da Terradamare).
Due belle realtà produttive e artigianali
In via Albergheria invece c’è un’antica fabbrica di caramelle, “Terranova”, anche questo è un posto che vale la pena di visitare per conoscere questa realtà produttiva e la famiglia terranova che dal 1890 in quel posto produce caramelle, prima solo alla carruba adesso in diverse varianti. Un’altra bella realtà produttiva è il birrificio Ballarak, quattro ragazzi, amanti della birra hanno deciso di produrla loro in modo artigianale. Potrete gustare la vostra birra made in Ballarò direttamente lì oppure portarvela via grazie alla possibilità di averla in lattina.
Dove mangiare a Ballarò
Se volete mangiare piatti semplici, buoni e ad un prezzo imbattibilmente basso, consiglio la trattoria Il Bersagliere, il posto è più che spartano, ma si mangia bene pasta come spaghetti alle vongole o triglie e finocchietto, come secondi la trippa (a quanto pare è l’unico che segue la storica ricetta tipica di Ballarò) o il calamaro arrostito o i gamberoni o le polpette di sarde. Il proprietario si chiama Lollo ed è accogliente e simpatico, i posti a sedere sono pochi e non si può prenotare.
Un altro posto che vale la pena di conoscere è Moltivolti, un ristorante che è anche coworking centro nevralgico del terzo settore di Palermo, la loro cucina è etnica ma anche palermitana, se ci andate mangiate la mussaka di Shapoor, il cuoco afgano, giuro che non ve ne pentirete. Per concludere potreste prendere un caffè Al Fresco, un piccolo giardino dell’impresa sociale Cotti in Fragranza, un piccolo scrigno di pace, avvolto nel verde in vicolo Brugnò dentro Ballarò. Si trova dentro Casa San Francesco, il palazzo seicentesco incastonato nel dedalo di vicoli di Ballarò, crocevia di culture, profumi e sapori.
Visita al mercato storico della Vucciria
Altro posto che non si può non visitare a Palermo è il mercato della Vucciria. Il termine “vucciria” deriva dal francese boucherie, in italiano macelleria, poi italianizzato in bocceria e infine sicilianizzato per essere usato oggi con il significato di confusione, cioè quel miscuglio incomprensibile di voci, di persone, di oggetti, di espressioni e di azioni tipiche del mercato. La Vucciria era l’antico mercato della carne, come il Capo era quello del pesce, dipinta da Guttuso, amata dagli artisti, un tempo si diceva che le sue balate non si asciugavano mai, per dire che era un mercato molto vivo e frequentato, adesso purtroppo dell’antico e festoso mercato è rimasto ben poco, le antiche botteghe hanno lasciato il posto alla movida notturna.
Aperitivo alla Taverna Azzurra
Ma una passeggiata tra i palazzi decadenti della Vucciria è d’obbligo come è d’obbligo una sosta alla Taverna Azzurra per un bicchiere di zibibbo, la taverna è un luogo molto caratteristico frequentata da qualsivoglia ceto sociale, dagli artisti, agli studenti, ai nobili passando per gli artisti, è uno dei posti più amati dai palermitani per farsi una birretta. Un luogo storico che resiste nel tempo.
Cosa mangiare alla Vucciria
In piazza Caracciolo potrete assaggiare il polpo bollito o anche un’ottima grigliata di pesce, o anche un panino con le panelle e le crocché o un piattino di rascatura. All’ingresso della vucciria dal lato di corso Vittorio Emanuele c’è un baracchino dove il famosissimo Rocky vende pane con la milza, uno dei capisaldi dello street food palermitano.
Affascinante e bohemienne la Vucciria sta cercando di adattarsi ai tempi che corrono, è in fase di cambiamento, presto dei palazzi storici saranno ristrutturati e forse non sarà più quella di adesso, la gentrificazione arriverà anche qui, in uno dei posti più autentici della città, quindi affrettatevi e non perdetevela adesso.
Visita al mercato storico del Capo
L’ultimo dei tre mercati popolari di Palermo è quello del Capo, l’antico Seralcadio, il quartiere a Nord dell’antica città. Anche qui una visita è d’obbligo, come è d’obbligo una visita alla stupenda, seicentesca e barocca, chiesa dell’Immacolata Concezione, anche conosciuta come chiesa dai marmi blu, un gioiello, una delle massime espressioni di barocco palermitano, un tripudio di stucchi bianchi, marmi dai diversi colori e l’oro. Per molti è la chiesa più bella della città.
Le storie che ripercorrono il Capo sono tantissime, come quelle di Don Gaetano Vitale e di Cosimina Scimone, che vissero nello stesso cortile al numero 70 di via porta Carini, attorno al 1960, si racconta che un uomo tornato dall’America scrisse di suo pugno l’epigrafe sotto un arco: “In questa casa visse Don Gaetano Vitale, che a tanti fanciulli diede vita con la vendita del suo latte d’asina”.
Don Gaetano, visse dal 1880 al 1952, e in quel basso del Capo vendeva, del raro e nutriente “latte di asina”, notoriamente molto simile a quello materno. Il prezioso liquido, difficilmente reperibile soprattutto durante gli anni bui della seconda guerra mondiale (1940-45), da don Gaetano si trovava con facilità e a buon prezzo. Un motivo in più per ricordarlo, dato che la sua scarsa avidità (non sembra che si sia lasciato attrarre dal mercato nero) permise di dare la “vita a tanti fanciulli” in prevalenza poveri.
L’uomo che tornando dall’America scrisse la frase in ricordo del buon uomo, a quanto pare, era proprio uno di quei fanciulli che Don Gaetano salvò da morte certa durante la guerra che al ritorno dall’America sperava di ritrovarlo per ringraziarlo, purtroppo arrivò tardi e così scrisse la frase sotto l’arco che arriva fino a noi.
Nello stesso cortile c’è un’iscrizione sopra una porticina di un basso nel quale, negli anni trenta o quaranta, abitava una donna bellissima che faceva letteralmente impazzire i giovani del quartiere. Mano anonima vergò, con vernice rossa, questa frase stringata: «Casa fu della bella Cosimina Scimone». Quasi a volerne sottolineare una punta di mistero o di sacralità. Scimone, a quanto sembra, fu donna seria e riservata e visse con fierezza la sua illibatezza. Con grande dispiacere per i numerosi contemporanei corteggiatori.
Dove mangiare al Capo
Per chi volesse mangiare al Capo consiglio la trattoria Spanò, specialmente per gli amanti dei ricci di mare, fanno delle bruschette strepitose. Poi c’è il ristorante le Angeliche, raffinato che da qualche tempo è anche bakery e sala da te. Per lo street food c’è il famoso Dainotti, a piazza Beati Paoli c’è un chiosco uno degli ultimi posti a Palermo che fa l’Autista. una bevanda nota perché capace di far digerire chiunque: l’Autista.
Tra gli anni ’70 e la fine degli anni ’80 era una meta obbligatoria, per i giovani di allora, il bar Pinguino era la sosta del pre-rientro a casa. Purtroppo il bar a causa della crisi economica, chiuse i battenti nel 2014. L’autista fu messa a punto dai uno dei baristi del Pinguino che, per dar sollievo ad un autista di un autobus che non riusciva a digerire, mescolò insieme il succo di un limone, selz e un pizzico di bicarbonato. Dopo aver versato il selz e il bicarbonato bisogna essere veloci, anzi velocissimi a buttarla giù: l’effetto digestivo immediato è assicurato.
Visita ad uno degli oratori del Serpotta
Visita ad un oratorio del Serpotta. Per me il top è l’oratorio del Rosario di Santa Cita situato nel centro storico di Palermo. Si trova in Via Valverde nel mandamento La Loggia, adiacente alla chiesa di Santa Cita. L’oratorio, realizzato con l’obiettivo di esaltare l’intervento della Madonna nella lotta fra cristiani ed infedeli, affida alla decorazione il compito di rappresentare e propagandare in maniera evidente e persuasiva i fini istituzionali a cui, come organismo religioso, è preposto.
Serpotta, incaricato di decorare in stucco il vasto ambiente, vi inserì numerosi angeli e putti dalle espressioni e posizioni estremamente libere e plastiche che sembrano giocare tra di loro, arrampicandosi sulla cornice delle finestre, facendo capolino da ghirlande floreali, voltando le spalle in maniera irriverente. Gli amorini piangono, dormono, allacciano le mani intorno alle ginocchia in atteggiamento pensoso.
Visita al complesso monumentale di Santa Caterina D’Alessandria
Visita completa al complesso munumentale di Santa Caterina di piazza Bellini, dove è possibile visitare il monastero delle monache domenicane di clausura con tutti i loro oggetti (adesso non ci sono più), la chiesa barocca, le celle e il monastero, il chiostro e i tetti. E, dulcis in fundu, c’è una pasticceria di dolci monastici dove una cooperativa ripropone le antiche ricette che le monache si tramandavano oralmente. Dalle minne di vergine, alle fedde del cancelliere, al sontuosissimo cannolo. Un posto affascinante tutto da scoprire pieno di storia e di mistero .
Street Food
Una cosa che non potrete assolutamente perdervi è lo street food, rosticceria, pane con le panelle e crocchè, pane con la milza, sfincione, sono i capi saldi della cucina palermitana. Ecco i posti dove mangiarla: Dainotti al Capo, Bar Porta Sant’Agata a Ballarò, Focacceria San Francesco nella omonima piazza, Franco u vastiddaro a piazza Marina, Nino u ballerino in corso FInocchiaro Aprile, da Savoca in via Sammartino, il calzone fritto di Scatassa merita una passeggiata fino alla fiera del Mediterraneo, magari quando andate a Monte Pellegrino, una curiosità sono i cuochini, sono dei pezzi di rosticceria diversi dai soliti. La mattina dovete assolutamente provare una iris fritta con la ricotta.
Mangiare una brioche col gelato
Un’altra leccornia alla quale non dovrete sottrarvi è la brioche col gelato, qua a Palermo è un rito, le gelaterie rigorosamente artigianali più buone della città sono: Cappadonia con sede in corso Vittorio Emanuele e piazzetta Bagnasco, Al Cassaro nel tratto basso di corso Vittorio Emanuele, La vela all’Arenella, La delizia a Sferracavallo, Al gelatone via dell’Autonomia Siciliana e Piazza Sturzo, Il signore di Carbognano in via Notarbartolo.
Visita alle Catacombe
Il convento dei Cappuccini a Palermo, nel quartiere Cuba, è annesso alla chiesa di Santa Maria della Pace. Chiesa e convento risalgono al XVI secolo, benché edificati su strutture precedenti. Nel sotterraneo si trovano le famose catacombe dei Cappuccini in stile gotico, così chiamate ma in realtà cimitero e non catacomba, cioè luogo di culto e riunione paleocristiana. Il Convento è conosciuto in tutto il mondo per la presenza nei suoi sotterranei di un vasto cimitero, che attira la curiosità di numerosi turisti. Lo spettacolo macabro degli innumerevoli cadaveri esposti è spunto di riflessione sulla caducità della vita, sulle vanità terrene e sull’inutilità dell’attaccamento degli uomini alle loro fattezze esteriori. Le gallerie furono scavate alla fine del ‘500 in stile gotico con sottotitoli a volte a crociera ogivali costolonate e a volta ogivale; queste formano un ampio cimitero di forma rettangolare. Non sono mai state inventariate le salme ivi presenti, ma si è calcolato che debbano raggiungere la cifra di circa 8.000.
Visita all’Orto Botanico
L’orto botanico di Palermo, ospita oltre 12.000 specie differenti. Sviluppatosi in una epoca di grandi esplorazioni, l’Orto palermitano si trovò, tra la seconda metà dell’Ottocento e i primi decenni del Novecento ad essere punto di riferimento dei grandi orti botanici del Nord Europa che, a causa del clima favorevole, trasferirono qui molte specie ancora sconosciute o non ben classificate della flora esotica tropicale. Estremamente importante fu sotto questo profilo il collegamento con l’Orto botanico di Berlino, sotto la direzione di Adolf Engler, e quello con le regioni d’origine di molte specie esotiche asiatiche, africane, australiane e sudamericane. All’Orto botanico di Palermo si deve, per fare alcuni esempi, l’introduzione nell’area mediterranea del mandarino (Citrus deliciosa) e del nespolo del Giappone (Eriobotrya japonica). Un polmone verde, un giardino incantato in pieno centro città.
Vedere un’opera lirica al Teatro Massimo
Se quando siete in città il cartellone del Teatro Massimo è in corso non potrete esimervi dall’assistere ad un’opera in uno dei teatri più grandi e belli d’Europa. Si trova in pienissimo centro, nella zona pedonale di via Maqueda in piazza Verdi. Espressione del Liberty Palermitano, è un luogo stupendo che vale assolutamente la pena di visitare, ma si gode appieno della sua acustica e della sua magnificenza assistendo ad un’opera con l’orchestra, gli artisti in scena e l’enorme sipario rosso. Quindi in valigia mettere un abito da sera.
Vedere l’Opera dei Pupi
Ogni domenica pomeriggio in via bara all’Olivella, proprio di fronte al teatro Massimo, la famiglia Cuticchio, nell’incantato teatrino, mette in scena le rocambolesche avventure dei paladini di Francia Orlando, Rinaldo e la bella Angelica, l’opera dei pupi è un appuntamento immancabile per chi si trova in città.
Una Passeggiata tra piazza Marina e la Cala
Una visita la merita piazza Marina, meglio se di domenica quando si ammanta di tantissime bancarelle di robivecchi dove poter fare anche importanti ritrovamenti, e begli acquisti a pochi spiccioli, in questa bella piazza c’è un giardino Villa Garibaldi, ed è lì che si trova l’albero più grande d’Europa, un Ficus Macrophylla, alto trenta metri e largo venti, è uno spettacolo. Si tratta di un grande albero sempreverde della famiglia delle Moraceae, con rami di radici aeree colonnari che, raggiungendo il terreno, diventano tronchi supplementari.
Sono, dunque, come dei pilastri che favoriscono il sostegno del grande peso acquisito dalla sommità dell’albero. Con i suoi 10mila metri cubi di chioma, il Ficus di piazza Marina ha ottenuto il suo prezioso primato. Altrettanto affascinante è il porticciolo della Cala, vicino a piazza Marina, dove i pescatori spesso sistemano le loro reti, i palermitani fanno jogging, o fanno delle passeggiate tra le barche.
Se capitate in città ad ottobre non perdetevi Le vie dei tesori la manifestazione che apre al pubblico tantissimi monumenti molti dei quali chiusi per il resto dell’anno. Se invece vi capitaste a luglio non dovrete assolutamente perdervi il Festino di Santa Rosalia il 14 luglio, quando si celebra la vittoria della vita sulla morte, si ringrazie la santa protettrice di avere liberato Palermo dalla peste nel 1600. Tutto il Cassaro diventa un teatro a cielo aperto e con varie tappe si ripercorrono le gesta della santa, fino al trionfo a mare, al Foro Italico con gli immancabili fuochi d’artificio.